Lo ripete più volte: "In mare siamo tutti fratelli". E i "fratelli" lo hanno salvato, quando, stordito dal gas killer in fondo alla nave "Sansovino" ormeggiata al molo Norimberga di Messina in quel drammatico 29 novembre, ha rischiato di morire, come tre suoi colleghi. Ferdinando Puccio, 36 anni, è stato dimesso dall'ospedale "Piemonte".

Nella ridda confusa di notizia nelle ore successive al tragico incidente sul lavoro, c'e' chi lo aveva dato per morto. E davvero poteva non farcela. Cosi', Ferdinando, operaio di  macchina, sposato con Rossella che non lo ha mai mollato un attimo e padre di un bimbo che sabato compira' due anni, si considera un miracolato. Di certo è un sopavvissuto: "E' veramente incredibile, per tanti le speranze erano ridottissime, con polmoni e cuore parzialmente compromessi, ma adesso sto bene, anche se mentalmente molto provato. La sera ci ripenso a quello che e' successo e piango". Abbraccia idealmente i suoi colleghi, i "fratelli", "senza di loro non ce l'avrei fatta. Quando sono entrato sono subito svenuto e ho ripreso coscienza solo sei giorni dopo. Mi hanno detto che avevo pochissime possibilita' di farcela, ma eccomi qua, rinato per la seconda volta".

Il traghetto è sotto sequestro e sono sei gli indagati per omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. Puccio pensa a quelli che non ci sono piu', a Cristian Micalizzi 38 anni, primo ufficiale, di Messina, Gaetano D'Ambra, 27 anni, secondo ufficiale, di Lipari, e Santo Parisi, 51enne di Terrasini: "Andro' a dargli il mio saluto, appena ce la faro'...". E il mare? "Per ora puo' aspettare".