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Calcio, a 35 anni Fiumanò si riscopre giocatore grazie al Pistunina
Il "diesse" rossonero Mortelliti e lo zio Mario Foresta l'hanno convinto a rimettersi in gioco dopo 9 anni di fermo: al suo attivo già 2 presenze contro Giarre e C.S.Agata
- 13/12/2016Roberto Santoro
Due settimane addietro ha deciso di tornare a calzare nuovamente gli scarpini da calciatore, esattamente 9 anni dopo averli appesi al chiodo. E per rimettersi in gioco, a 35 anni (il 31 marzo 2017 saranno trentasei), ha scelto il torneo di Eccellenza e quello stesso Usd Pistunina che, a fine anni Novanta, aveva affrontato più volte da avversario da attaccante dell'allora Contesse 2000, dando vita a coinvolgenti derby messinesi di Prima Categoria tra le gloriose mura "Comunale" di Galati Marina. Un impianto sportivo di cui ormai resta ben poco, essendo stato devastato dalle mareggiate degli ultimi anni nonché lasciato nell'incuria.
E' questa la storia recente di Rosario Fiumanò, attaccante classe '81 cresciuto nel Camaro della famiglia Chiofalo, fucina di tanti talenti tra i quali due componenti dell'attuale Pistunina: lo zio (fratello della madre) nonché difensore Mario Foresta, di due anni più anziano, e il direttore sportivo rossonero Raimondo Mortelliti. Sono stati loro a toccargli le giuste corde sentimentali, riscoprendo in lui entusiasmi che sembravano ormai sopiti: "Tutto è nato quasi per scherzo - racconta Saro - quasi su due piedi. All'inizio ho provato incredulità, dicendo a me stesso che non sarebbe stato possibile tornare in campo dopo tutti questi anni. Poi, invece, pensandoci ho sentito dentro qualcosa che mi spingeva a rimettermi in gioco. Anche per vedere la differenza ed il mutamento che c'è stato in me".
Hai finora disputato le due gare di Giarre e al "Celeste" con il Città di S.Agata. Come è andata?
"Sinceramente credevo di non essere più all'altezza, ma quando indosso gli scarpini calo il sipario e cerco di fare il massimo. Voglio arrivare nel girone di ritorno più in forma che mai. Penso che, continuando a lavorare così, possa nascere davvero un ottimo gruppo in grado di sviluppare bel gioco. E soprattutto sono convinto che il Pistunina si possa salvare tranquillamente. Io ci credo, mantenere l'Eccellenza sarà per noi come ottenere una promozione. Bisogna cementare il più possibile lo spirito di gruppo, in primis tra noi attaccanti, e aiutare i giovani: sono loro la nostra benzina. Dobbiamo mettercela tutta principalmente per questa società, che dimostra amore per questa maglia, e per mister Nello Miano che fa tanti sacrifici ed intendo ripagare a livello personale per l'immediata fiducia dimostratami sin dall'inizio".
Cosa provi a militare in quel Pistunina di cui, a fine anni '90, sei stato fiero avversario quale calciatore del Contesse 2000?
"Tutto questo mi fa un effetto particolare. Il Pistunina ha avuto sempre la sua storia, perciò sono fiero di poter indossare questa maglia".
Cosa ricordi di quei derby tra due grandi presidenti, rivali ma in fondo grandi amici, come l'impareggiabile Mimmo Velardo e il vulcanico Giovanni "Gaucci" Gentile? Senza dimenticare poi un grande appassionato, e persona perbene, come il compianto geometra Francesco Barbera...
"Erano grandi personaggi che ci davano la carica. Mi ricordo la coppia del centrali avversari di difesa che cercavano di intimorirmi. Ma anche una bellissima annata a livello personale nella quale, a soli 17 anni, ceduto dal Camaro al Contesse 2000, realizzai la bellezza di 19 gol. Altri tempi in cui, essendo più giovani, il calcio era tutto. Oggi invece la precedenza spetta ovviamente ad altri impegni".
Ma la tua carriera non si esaurì al Contesse 2000...
"Poi mi sono trasferito Nelle Marche e precisamente nel Corridonia dove ebbi come allenatore Massimo Ciocci (ex attaccante dell'Inter, originario proprio del centro maceratese, ndr). In seguito, nel 2004/05, ho affrontato una bellissima esperienza all'estero, in Francia, con il Sefa Lorient, disputando un campionato equivalente alla nostra Serie C. La dirigenza transalpina mi propose anche un'attività lavorativa, ma non la accettai in quanto cercavo qualche soluzione in Italia. Da qui la decisione di trasferirmi in Calabria, giocando prima a Cirò e poi Palmi, sempre in Eccellenza. Ma già nel 2006 avevo scelto, forse troppo presto detto col senno di poi, di smettere col calcio. Senonché ebbi un ripensamento...".
Dovuto a cosa?
"Un giorno mi incontrò mister Gianni Anna, proponendomi di finire il campionato a Lipari. Accettai e conclusi, stavolta definitivamente (era il 2007) li lasciando un ottimo ricordo al tifosi ".
Quale differenza stai riscontrando tra il torneo di Eccellenza disputato nelle Marche e quello di Sicilia e Calabria?
"Nelle Marche ci sono strutture incredibili nelle quali si lavora alla grande, quindi è normale il miglioramento fisico. In Calabria, fino a quando c'ero io, il livello era alto con giocatori provenienti dalla Serie C o addirittura anche da B ed A. Su tutti ricordo l'ex del FoggiaPeppe Fornaciari, di cui sono stato compagno di squadra, oppure Tommaso Napoli (ex centrale di Licata e Cosenza, ndr) diventato poi allenatore. In Sicilia vedo delle belle squadre in piazze dal grande passato come Giarre e Acireale".