Ha “forzato” il blocco delle assunzioni imposto dall’assessorato alla Salute pubblica, adesso rischia di essere “spedito” a casa. Michele Vullo, manager del Papardo, ha deciso di non ottemperare alle disposizioni dell’assessore Baldo Gucciardi e adesso lo stesso ha inviato una nota al prefetto e alla Procura della Repubblica. Il manager “chiacchierato” e finito anche nel mirino della Commissione parlamentare regionale Antimafia adesso è sul punto di saltare.

Lui sostiene che per assicurare l’assistenza ai pazienti nell'unico ospedale della provincia di Messina con un reparto di cardiochirurgia, dall'1 gennaio ha assunto a tempo indeterminato due cardio-anestesisti. Le assunzioni sono state precedute da una 'guerra' di carte con la Regione siciliana, cominciata il 7 dicembre scorso, per aggirare il blocco delle assunzioni nella Sanità in vigore da 5 anni.

Ieri l'assessorato regionale, guidato da Baldo Gucciardi, ha inviato una nota al prefetto e alla procura di Messina, stigmatizzando il comportamento di Vullo e annunciando "provvedimenti da porre in atto nei confronti del direttore generale". Fino al 2016 i cardio-anestesisti del Papardo erano due medici in aspettativa dall'Azienda sanitaria provinciale. L'Asp aveva fatto sapere all'ospedale che dal primo gennaio non avrebbe rinnovato l'aspettativa; da qui la necessità di reperire due sostituti.

Il Papardo - come si evince dai documenti pubblicati sul proprio sito - ha cercato le figure professionali disposte a sottoscrivere un contratto a tempo determinato o a trasferirsi da altre strutture pubbliche, ma senza risultato. Con l'approssimarsi della scadenza, il manager ha scritto ancora all'assessorato, chiedendo se non vi fossero nelle direttive regionali "elementi volti a impedire l'applicazione, da parte della direzione dell'ospedale, del dettato costituzionale che garantisce la salute dei cittadini". Lo stesso manager del Papardo, nei mesi scorsi, tuttavia, ha lasciato scoperti alcuni reparti dell’ospedale Piemonte (su tutti Anestesia e rianimazione), mentre era in corso una guerra aspra con i sindacati per evitare la chiusura del presidio ospedaliero.