Dopo il silenzio surreale degli ultimi mesi, i media nazionali riaccendono i riflettori su Calogero La Piana. Anche il vescovo emerito di Messina risulta infatti essere coinvolto all’interno dell’inchiesta sulle vicende più oscure del Vaticano, raccontata nel libro "Lussuria" da Emiliano Fittipaldi, giornalista processato dalla Santa Sede per Vatileaks.

Nell’articolo  “Il vescovo e il dottor B, storia d'amore e di denari”, pubblicato per la testata L’Espresso, Fittipaldi descrive le reali ragioni che avrebbero spinto il salesiano, nominato nel 2006 da Benedetto XVI metropolita della città dello Stretto, alle dimissioni. Ufficialmente, secondo quanto riferito dalla stampa vaticana, il passo indietro compiuto da La Piana il 24 settembre del 2015 fu dettato dalle sue cattive condizioni di salute. La Piana diede il suo addio sbattendo la parta in una conferenza abbastanza accesa dopo le polemiche scaturite dal profondo buco emerso nelle casse della curia messinese: “Questa Chiesa è stata distrutta, così come la mia famiglia e chi mi sta vicino. Ho servito la città come ho potuto ma non la lascio bene”. Fittipaldi nel pezzo dell’Espresso smentisce questa versione e svela il presunto coinvolgimento del monsignore in una relazione con un uomo.

“In realtà, le dimissioni, più che alla salute - si legge nell’articolo di Emiliano Fittipaldi - sono dovute all’incredibile vicenda, iniziata qualche anno prima, che ruota attorno all’eredità del dottor B. Un uomo mai sposato e senza figli, da sempre devoto alla Madonna e alle gerarchie ecclesiastiche della città che, essendosi ammalato gravemente, scrive un testamento olografo davanti al notaio. Dopo aver deciso di regalare uno dei suoi appartamenti a una lontana parente e una cospicua somma di denaro divisa tra parenti di secondo e terzo grado, nomina erede universale del suo considerevole patrimonio un suo carissimo amico. Un grande appartamento «con tutto il suo contenuto», «due posti auto», «presepi antichi, quadri di carattere religioso, orologi antichi, icone e statue della Madonna... L’erede universale dovrà poi vendere i gioielli, gli avori, l’argenteria, gli investimenti bancari, titoli, azioni, conti correnti e quant’altro depositato negli istituti bancari e il ricavato per desiderio di mia madre dovrà essere diviso tra Medici senza Frontiere, Casa generale delle suore missionarie di Calcutta e i missionari carmelitani.

In questo testamento compare come beneficiario anche il vescovo La Piana, a cui il dottor B. decide di donare, come si legge, solo «un crocifisso in argento e corallo». Un anno dopo, però, l’uomo - ormai allo stremo delle forze - decide di tornare davanti al notaio. Per rifare il testamento pubblico. Chiama due testimoni, davanti ai quali scrive di revocare «l’istituzione d’erede universale contenuta nel testamento olografo, e la nomina del medesimo e del di lui padre a esecutore testamentario. Istituisco erede universale monsignor Calogero La Piana, il quale sarà tenuto ad adempiere tutti gli oneri da me indicati nel più volte citato testamento olografo». La Piana prende il posto del prediletto amico anche come esecutore testamentario. Il lascito è milionario, e diventerà esecutivo qualche settimana più tardi, quando il dottore muore.

La donazione non è fatta a La Piana in quanto vescovo o capo di una diocesi, ma è indirizzata direttamente alla persona fisica: di fatto, è “Lillo” a ricevere l’appartamento e tutto quello che c’è dentro, ed è sempre lui a dover vendere e gestire i beni, gioielli e obbligazioni comprese, da lasciare in beneficenza.

Nessuno a Messina sa che La Piana è diventato ricco. Per più di due anni del testamento nessuno, in curia, sa nulla. E solo tra la fine 2015 e l’inizio del 2016 (quando il vescovo emerito, ormai dimissionario, è stato spedito in una parrocchia di Roma e papa Francesco ha mandato nella città dello Stretto un amministratore apostolico, il vescovo Antonio Raspanti) i soldi dell’eredità vengono bonificati alle fondazioni benefiche, come conferma l’ufficio stampa di Medici senza Frontiere.

Ora, non sappiamo se La Piana abbia, come raccontano i malpensanti, voluto tenere per sé casa e gioielli, o se invece i due anni e mezzo siano serviti al monsignore a risolvere questioni burocratiche prima di dare esecuzione alle ultime volontà del suo caro devoto.

Sappiamo, però, che la curia di Messina ed esponenti della Congregazione dei vescovi sono venuti a conoscenza delle motivazioni per cui il nostro signor Rossi decise di cambiare all’improvviso il suo testamento. C’è un biglietto scritto di proprio pugno dal “testatore”, pochi giorni dopo l’ultimo appuntamento avuto dal notaio, che qualcuno ha deciso di rendere pubblico, quantomeno in Vaticano: «Con questa lettera voglio comunicare che ho avuto con monsignor Calogero La Piana un rapporto bellissimo di rapporti omosessuali che ho tenuto segreto per molti anni, ma penso che ora sia il caso di manifestarli, dato il caso particolare del momento in cui ci troviamo, che potrebbe farli cadere nell’oblio. Questa lettera esporla e farla conoscere in caso di necessità per non far cadere tutto nell’oblio. Gli incontri avvenivano dopo le 22 o le 22 e 30 nel mio studio e spesso è stato incontrato dai miei vicini, dopo le 22, o le 22 e 30”.