Continua lo scontro tra l'Ordine degli Avvocati di Messina ed il Governo nelle aule del TAR del Lazio. Lo scorso primo dicembre è stato infatti disposto un decreto ministeriale attraverso il quale è stato sancito un taglio all'organico nel Distretto giudiziario di Messina con la rimozione di un magistrato nel settore requirente ed uno nel settore giudicante. A nulla sembrerebbe essere servito il parere obbligatorio per l'applicazione del decreto, ma non vincolante, del Consiglio Superiore della Magistratura che, al contrario, in virtù dell'“alto valore del rapporto tra fascicoli pendenti e magistrati in organico” che si è registrato nel Tribunale di Messina rispetto alla media nazionale, ha richiesto un rafforzamento dell'organico. Adesso il decreto è stato impugnato davanti al TAR del Lazio da parte del Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo: “Non accetteremo passivamente quello che riteniamo un sopruso ai danni del Distretto di Messina. Siamo certi che il TAR ci darà ragione”.

Il Consiglio dell'Ordine professionale ha affidato il compito di far valere le pretese del Distretto giudiziario di Messina al professore Antonio Saitta: “Errore materiale. Eccesso di potere sotto il profilo della contraddittorietà tra motivazione e dispositivo. Eccesso di potere sotto il diverso profilo della illogicità e della mancanza di presupposti”. Questi sono i vizi contestati dal docente ordinario di diritto costituzionale ed avvocato amministrativista.

Nella migliore delle ipotesi – afferma Saitta – la soppressione prevista dei due magistrati nella pianta organica è frutto di un mero errore materiale, nella peggiore si tratta di un provvedimento abnorme e ingiustificato alla luce dei fondamentali parametri giuridici di rango costituzionale e internazionale ma, prima ancora, in palese contrasto con i parametri logici che devono sempre giustificare l'azione amministrativa soprattutto quando in campo ci sono diritti di rango costituzionale”.

Errore materiale avvenuto nella trascrizione del decreto o, al contrario, una scelta ben precisa quella adottata? Leggendo la relazione del Ministero nella quale vengono esposte le ragioni dell'adozione del suddetto provvedimento sembrerebbero non esserci dubbi: “(La scelta risponde alla) necessità di dare adeguata risposta alla domanda di giustizia delle aree territoriali cui corrispondono i tessuti produttivi più forti del Paese”. Una scelta politica questa che lascia senz'altro l'amaro in bocca.

La nostra – conclude Ciraolo – non è una mera difesa campanilistica ma non si può accettare l'ulteriore appesantimento del carico di lavoro dei nostri magistrati già sovraccaricati di cause pendenti nonostante siano tra i più produttivi d'Italia e soprattutto, non possiamo accettare che a fare le spese di queste scelte siano i cittadini che vivono nel nostro territorio e che abbiamo il dovere di tutelare. Adesso sarà il TAR a doversi pronunciare”.

Paolo Fabrizio Mustica