“Il futuro dei laboratori d’analisi siciliani non può essere rappresentato dai consorzi obbligatori, soluzione che favorirebbe oltremodo l'espansione delle multinazionali sul nostro territorio a svantaggio dell'economia locale, si pensi invece ad un modello di riorganizzazione alternativo, con al centro il contratto di rete, già normato dalla legge 33/2009 e in relazione a quanto stabilito dall’accordo Stato-Regioni del 2001. Ben venga dunque la disponibilità della Regione per l'apertura di un tavolo tecnico, da condividere con gli operatori”.

Lo sostiene l’onorevole Bernadette Grasso, parlamentare del gruppo Grande Sud Cantiere Popolare verso Forza Italia. "Il contratto di rete è senza alcun dubbio la soluzione a cui ispirarsi -prosegue Grasso –. Le organizzazioni dei laboratori hanno evidenziato e documentato criticità e debolezze dei consorzi obbligatori, ritenendo che questi finirebbero per privare di autonomia i singoli soggetti giuridici. Al di là degli aspetti giuridico formali, ci preme garantire la tutela della salute dei cittadini anche attraverso prestazioni diagnostiche e di laboratorio eseguite nel rispetto dei più elevati standard di qualità”. “Appare infine singolare che in un quadro giurisprudenziale contrapposto l’assessorato alla Salute abbia dato mandato alle Asp di procedere al recupero delle somme derivanti dalla mancata applicazione del decreto Bindi, nei confronti dei laboratori che non hanno presentato ricorso – conclude la deputata –. Così facendo ha di fatto generato una disparità di trattamento rispetto ad una vicenda la cui responsabilità generale non può ricadere sui laboratori ma, esclusivamente, su chi non ha vigilato sulla sovrapposizione tariffaria, determinando la contestata cifra che il Governo, già nell’esercizio finanziario 2013, aveva iscritto in entrata nel bilancio della Regione, salvo poi fare marcia indietro, nell’esercizio successivo, e su cui, ancora oggi poggia un esposto alla Procura generale della Corte dei Conti”.