La somma di sei miliardi di euro è la stima del “Verificatore” per rimettere in carreggiata tutta la Sicilia, sul fronte del vettore treni nell’ottica delle tre province principali. A farlo emergere l’architetto Pino Falzea, esponente del Movimento CapitaleMessina che, oggi alla ex chiesa di Santa Maria Alemanna, insieme a Rete Civica e il Gotha del settore urbanistico e dei trasporti, legale, delle associazioni di categoria e parti sociali, ha aperto una tavola rotonda sulle infrastrutture del Mezzogiorno e sull’attuale condizione di miseria in termini di numeri e qualità.

Sottolineiamo che, di questo budget, neanche un centesimo serve alla realizzazione della mega opera sospesa e a campata centrale tra Scilla e Cariddi. Per il risultato conclusivo, oltre ai soldi già spesi per la progettazione, ci vorrebbero 3 miliardi e mezzo di euro di cui forse due rintracciati e stanziati dal Ministero, secondo i vecchi annunci di Renzi.

“Il sistema di mobilità ferrata è un collegamento che non può mancare in una nazione – prosegue Falzea, in nome del Movimento - dove tutte le infrastrutture rappresentano una priorità quindi compreso il Ponte sullo Stretto. La priorità è data da tutto ciò che fornisce rilancio per una città, una regione e un Paese. Il Governo può favorire il Traforo del Brennero come la rete ferroviaria per la nostra Isola. Si tratta di una valutazione di un progetto di progresso. Nel Def che noi riteniamo da modificare ci si deve orientare verso la definizione del tunnel e del Ponte pensando allo potenziamento e spostamento delle ferrovie. Per innalzare la Sicilia al top, si deve rivedere la riforma dell’Autorità portuale che in questo momento vive un cambiamento penalizzante perché non ha una programmazione gateway cioè con un rapporto privilegiato con le ferrovie bensì transhipment cioè senza rapporto con le altre navi”.

“I grandi containers non passano dalla galleria - spiega ancora CapitaleMessina -. Accorpamento con Gioia Tauro risulta sconveniente perché sbilanciato: la nostra è una ricchezza, quella calabrese è un debito. Si rischia di drenare da noi verso la loro realtà. Se la fusione non si può evitare, almeno si cerchi di rafforzare l’Ente di Gioia stabilendo correttivi al decreto”.

Questo è un inizio di tavolo tecnico, l’unione di forze di questa città e forse della Sicilia - interviene l’esponente nazionale di Rete Civica, Fernando Rizzo -. Non siamo più di fronte al Mezzogiorno tradizionale. Napoli e Bari si stanno integrando con il Nord Italia. Con le Tav si finisce a Sapri, l’ultimo paese campano. Tutto il resto è paralizzato. Il ponte in Sicilia è un anello di congiunzione, di passaggio per l’alta velocità che senza il Ponte non può esserci. Tra Milano e Roma si potrà viaggiare più rapidamente che nella percorrenza di tutta la Sicilia in treno".

La fazione sindacale, rappresentata da tutte le sigle, parteggia per il raddoppio ferroviario. In particolare, la Cgil con il Segretario Generale Carlo Mastroeni si dichiara “restio alla costruzione di un ponte che toglierebbe risorse ad altre opere che hanno bisogno di una corsa preferenziale per una maggiore vivibilità del territorio”.                                             

“Il ponte è essenziale se si vuole collegare il nord Europa al nord Africa”. Questo il commento del deputato nazionale di Alternativa popolare Enzo Garofalo. “Noi di un intero partito lo sosteniamo con una proposta di legge attraverso un capogruppo alla Camera che non è neppure siciliano. Dobbiamo guardare alla rete ferroviaria che ha una copertura finanziaria approvata con l’ex ministro Lupi, grazie allo Sblocca Italia in cui sono state inserite sia la rete Napoli-Bari sia la Messina-Catania-Palermo. 8 miliardi di euro sono da utilizzare per il trasporto su binari. Le cifre disponibili non sono di cassa. Il def è un documento molto complesso non è strumento con cui si fanno destinazioni di fondi. Come si può parlare di alta velocità, includendo la Sicilia, senza implicare la mega opera. La tipologia ponte è stata ratificata, insieme agli approfondimenti di fattibilità, se ci sono modifiche da apportare del genere allargamenti o restringimenti, la scelta va fatta con coraggio. Io non avrei il coraggio di dire di no, se qualcuno non ha questa qualità non andrà d’accordo con noi. Il ministro Delrio parlò di 2 miliardi di euro per il ponte, connessi alle dichiarazioni dell’amministratore di ferrovie dello stato Mazzoncini”.

Foto Rocco Papandrea