Cronaca
Il fenomeno mafioso a 25 anni dalla strage di Capaci e di via D'Amelio
L'evento è stato organizzato dall'Elsa di Messina, Catania e Palermo. Tra i relatori sono intervenuti anche il membro del pool antimafia con Falcone e Borsellino, Leonardo Guarnotta, e l'ex presidente della Commissione nazionale antimafia, Francesco Forgione
- 08/05/2017redazione
Si è tenuto nei giorni scorsi a Sant’Alessio Siculo Il fenomeno mafioso a venticinque anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio: vecchi scenari e nuovi orizzonti, il convegno organizzato dall’Elsa (European Law Students Association) di Messina, Catania e Palermo nell’ambito della trentesima assemblea nazionale.
Gli anni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il pool antimafia di Palermo, la stagione dei pentiti, il maxiprocesso, la legge Rognoni-La Torre, il 41 bis, la mafia ieri e oggi, come sono cambiate le regole e gli stili dei mafiosi, verso quali settori economici oggi la criminalità ha spostato i propri interessi e le nuove metodologie di contrasto alle organizzazioni criminali, una nuova antimafia e il ruolo dell’avvocato penalista. Questi sono stati i principali punti affrontati durante l'incontro.
A dare il via ai lavori sono stati i tre presidenti provinciali Elsa, Antonino Amato (Messina), Elena Laudani (Catania) e Francesco Candioto (Palermo).
Sono poi intervenuti il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, il sindaco di Sant’Alessio, Rosanna Fichera, il vicesindaco di Taormina, Mario D’Agostino, ed il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo. Il dibattito è stato coordinato da Enrico Trantino, presidente della Camera penale di Catania ‘Serafino Famà’.
Tra i relatori, il magistrato Leonardo Guarnotta, membro del pool antimafia con Falcone e Borsellino, che istruì il maxiprocesso di Palermo. Dopo aver ripercorso la storia del fenomeno mafioso, il magistrato ha ricordato l’importanza della legge Rognoni-La Torre (che ha attaccato direttamente i patrimoni mafiosi), l’istituzione del carcere duro (il 41 bis) ed il ruolo dei pentiti. “Quella stagione – ha spiegato Guarnotta – ha aperto la strada a nuovi metodi investigativi moderni ed efficaci: prima si aveva una conoscenza molto più frammentaria delle organizzazioni criminali; inoltre ha dato coraggio alla gente, facendo capire che chi subiva minacce mafiose poteva denunciare, che l’omertà era sempre più un non senso”.
Poi è intervenuto il sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Catania, Rocco Liguori, soffermandosi sui nuovi metodi investigativi: “La sfida è anche tecnologica. I mafiosi utilizzano internet, le nuove forme di comunicazione ed è importante investigare anche su questi strumenti”. Liguori ha poi spiegato che oggi è rimasto ben poco delle vecchie regole interne alla mafia e come la criminalità ha molto diversificato i settori nei quali fa affari, dal traffico di droga alle agenzie di scommesse: “Il pizzo oggi è un fenomeno in diminuzione, si preferisce il recupero crediti a favore degli imprenditori mediante la mediazione del soggetto mafioso”.
L’avvocato del Foro di Messina, Pietro Luccisano, ha illustrato ai giovani presenti “il ruolo dell’avvocato penalista e con quale impegno e motivazione le nuove generazioni si devono avvicinare a questa professione”.
Infine è intervenuto l'ex presidente della Commissione nazionale antimafia ed ex parlamentare, Francesco Forgione, che ha evidenziato come la mafia è un fenomeno così complesso che non si può analizzare solo sotto l’aspetto giudiziario: “È importante la ricerca del confine tra legale e illegale in tutti i tessuti sociali ed economici”. Forgione ha anche parlato di antimafia, spiegando come questa deve ridefinirsi: “Dobbiamo chiudere quella stagione dell’antimafia che ha costruito solo carriere politiche”.