Lillo Alaimo ha trovato una Taormina rimessa a nuovo, anche se troppo in fretta e furia nelle ultime settimane, ma il presidente americano Trump ha lasciato solo macerie. Una sorta di "Teatro antico della politica" che in sole 48 ore ha fatto dimenticare le "convivialità", gli strappi ricuciti e le "vicinanze" ritrovate fra l'Occidente e gli USA nell'era Obama.

Soltanto la bellezza potrà salvare il Mondo, scrisse Dostoevsckji, uno degli spettacoli più naturali e incantevoli di questo mondo. Dove cultura e natura si integrano. Uno scenario che avrebbe potuto e dovuto ispirare condivisione. In e e no. Il ciclone Trump, che forse anche i suoi detrattori hanno sottovalutato, ha lasciato a Taormina solo macerie. I mancati risultati di questo summit e le poche soluzioni trovare, sono tutt'altro che rassicuranti per il futuro. Nella lotta al terrorismo, nonostante gli accordi trovati, gli apparati di sicurezza delle singole potenze seguitano a tenersi nascoste le informazioni. Iniziative politiche vere e proprie non vengono proposte, quando in realtà il vero terreno di lotta riguarda le idee, i pregiudizi, la propaganda. Sui migranti, come per il terrorismo, gli approcci ideologi sono ancora troppo, troppo distanti. Non esistono idee diverse ma approcci semantici diversi. Muri o campi profughi. Nessuno si pone il problema del perché questo esodo biblico... Ma è stato soprattutto il ciclone Trump ha lasciare a Taormina rovine politiche. I suoi muri ideologici. Le sue intemperanze. Il suo sovranismo. A Taormina resta la bellezza ritrovata e pure ripulita. Ai taominesi non disperdere quel belle ricostruito a fatica e a singhiozzo in questi ultimi mesi.