Cronaca
Scassinata cassaforte ticket Papardo, rubati 7mila euro. Vullo: E’ manovra basisti
“Questo ospedale è come un bancomat per delinquenti e ladri. 150 furti in tre anni. Ci manca la videosorveglianza di cui abbiamo un piano pronto da settembre 2016”. Così, il manager racconta lo sconforto dell’ennesimo reato di questa notte
- 31/05/2017Marcella Ruggeri
Una cassaforte svaligiata con un’operazione di scasso, all’interno del nosocomio Papardo avvenuta durante questa notte. Sottratti ben 7mila euro che corrispondono al ricavato dei ticket sanitari pagati dagli utenti per le prestazioni cliniche al Pronto Soccorso. Ad intervenire in questa occasione gli agenti della Polizia di Stato che questa mattina sono stati convocati dai responsabili del servizio ticket. Il furto al contenitore blindato risulta solo uno dei tanti perpetrati ai danni dell’Azienda ospedaliera della zona nord. Circa tre settimane fa è stata rubata addirittura un’apparecchiatura di Rianimazione dal costo di 70 mila euro che era nella disponibilità della sala operatoria di Urologia, in quel momento sottoposta a dei lavori per la manutenzione antincendio. In quest'ultimo evento criminoso, i Carabinieri hanno preso i rilievi.
“Questo ospedale è preso di mira e sembra un bancomat per delinquenti e ladri - disamina ed accusa il manager Michele Vullo -. Questo si può fare quando, oltre ai malviventi, esistono i basisti interni che si muovono con una conoscenza profonda degli spazi e a colpo sicuro. A mio avviso si tratterebbe di personale. Nel caso della strumentazione di rianimazione, sembra un furto su commissione perché per trasportare 200 chili di materiale bisogna organizzarsi molto molto bene. Non ci sono telecamere che possano documentare quello che è successo perché la mia battaglia per installare la video sorveglianza è stata sempre cassata come se volessi fare qualcosa di superfluo. Sono stato anche attaccato per aver nominato un consulente a titolo gratuito per realizzare il Piano di monitoraggio di tutta la struttura ospedaliera. Il professionista in questione è stato classificato dirigente dell’Anticorruzione ma era ed è semplicemente esperto nei sistemi di tutela e sicurezza dei plessi pubblici. Io ho revocato, all’epoca, la sua nomina di consulenza gratuita da pensionato, come prevedeva la norma”.
“Il nostro Piano di Sicurezza è stato messo a punto diversi mesi fa e ha aderito alla gara Consip a settembre del 2016 – chiarisce il Direttore Generale –. Aspettavamo di avere le telecamere di videosorveglianza attraverso questa procedura nazionale ma l’Emilia Romagna ci ha preceduto e ha acquistato il necessario per le proprie esigenze in un'unica soluzione. Questo è il limite: finita la disponibilità del materiale, dobbiamo attendere tempi migliori. Il sistema Consip funziona così. Il piano è stato valutato con un costo di 400-500mila euro che si adegua ai prezzi della Centrale nazionale. Le telecamere che c’erano prima che arrivassi sono state rubate”.
“Saccheggiare un ospedale quasi quotidianamente la dice lunga sul sentimento che c’è verso questo presidio - sostiene ancora Vullo -. Eppure ci sono dei luoghi che dovrebbero essere considerati sacri per il ruolo che ricoprono nella società. Chiunque ha bisogno del centro sanitario, dal poliziotto al furfante. Chiunque pensi di poterlo depredare ha sbagliato indirizzo e questo significa che ci troviamo in un tessuto sociale fortemente degradato. I politici non sono mai passati per accertarsi su cosa stia accadendo, accantonando per attimo la questione dei tagli dei posti letto. Nell’arco del mio mandato dunque tre anni, io sono arrivato a denunciare 150 furti. Anzi si è alzata la qualità. Prima si accontentavano di computer, defibrillatori, di attrezzo cardiografo, adesso puntano ad apparecchiature dal valore elevato come quella da 70mila euro. Adesso, ci sono normative che obbligano a mettere defibrillatori in palestre, autoambulanze eccetera e allora l’ospedale diventa una specie di self-service”.
Critiche gravissime, anche circostanziate, quelle del manager Vullo a cui chiediamo infine se è prevista l’apporto di custodi, guardie giurate. Il manager afferma: “Ce ne sono un paio che svolgono la ronda ma, nell’ipotesi, che vi ho presentato non è un numero sufficiente, senza poter neanche contare sulle telecamere”.