Il voto del 4 dicembre è stato politico. Lo dicono gli analisti e lo pensano un po’ tutti gli italiani che si sono recati alle urne per bocciare la proposta di Riforma costituzionale e quindi Matteo Renzi. Se vogliamo circoscrivere l’analisi alla città di Messina, dove la percentuale dei No ha superato quota 70, non si può sorvolare su chi ha sostenuto il “Sì” e soprattutto con quali risultati.

Campagna tambureggiante

La politica filogovernativa ha prodotto una campagna tambureggiante, i vari D’Alia, Picciolo e Germanà si sono lanciati in decine di apparizioni pubbliche, peraltro molto partecipate, ma visti i risultati è innegabile che i conti, alla fine, non sono tornati. Non s’è spesa solo la poltica a Messina, ma anche personaggi della cosidetta “società civile”, rappresentati delle categorie produttive, aspiranti politici e professori universitari. Si sono esposti, indubbiamente, solo per convinzione, sostenendo quel “Sì” che avrebbe dovuto rappresentare la panacea di tutti i mali della politica. Qualcuno, in malafede, sostiene che l’abbiano fatto per militanza politica. Ci può stare anche questo, anche perché determinati “soggetti” sono soliti frequentare segreterie politiche salvo poi professare la propria indipendenza. L’essersi esposti sostenendo il “Comitato per il Sì”, in caso di successo – cosa molto improbabile – avrebbe dovuto rappresentare una nota di merito, un accreditamento politico che avrebbe dovuto spianare la strada verso qualcosa che la poltica dei palazzi è solita promettere. Chi ci ha messo la faccia, l’ha fatto con la consapevolezza che avrebbe riscosso l’assegno (si tratta di una metafora, sia chiaro).

Il plebiscito dei "No"

Il plebiscito dei “No”, probabilmente, ha tarpato le ali di quanti avevano sperato di ottenere qualcosa. Siamo certi che molti di quanti hanno vergato ad inizio novembre l’adesione al “Comitato per il Sì”, partecipando ad una conferenza stampa i cui inviti li ha fatti Gianpiero D’Alia in persona, si stanno già attrezzando per i soliti trasformismi.

I soci fondatori

A futura memoria ecco i fondatori di “Basta un sì” da Messina: Francesco Celona e Giovanni Randazzo, coordinatori, Luigi Beninati, Anna Maria Bonanno, Antonio Gallo, Biagio Privitera, Clelia Testa Camillo, Gianpaolo Gallo, Franco Providenti, Gianfranco Salmeri, Giulia Beninati, Giseppe Augusto, Ivo Blandina, Letterio Ferrara, Luigi D’andrea, Maurizio La Rosa, Michele Limosani, Marisa Trimarchi, Pino Falzea, Raffaele De Leonardis, Paolo Piccione, Santi Fedele, Sebastiano D’Andrea, Sergio Campagna, Francesca Piccione, Bruno Manfrè, Rosario Cucinotta, Francesca Alizzi, Lello De Domenico.

A costituire "Messina per il Sì" sono stati: Francesco Arrigo, coordinatore, Michele Bisignano, vice coordinatore, Fabrizio Calorenni, segretario, Francesco Barbalace, Angelo Libetti, Giuseppe Fera, Giovanni Mollica, Mario Pio Calogero, Carmela Panella, Piero David, Pietro Di Pietro ed Enzo Costantino.