Nuovo capitolo della vicenda dei demansionamenti al Policlinico di Messina. Ieri, in quattro hanno depositato un nuovo esposto, questa volta contro il commissario straordinario del Policlinico, Giuseppe Laganga. Un atto d’accusa circostanziato, che fa seguito ad altri esposti presentati alla Procura della Repubblica di Messina. Paolo Todaro, Pietro Sciglitano, Daniele Maisano e Antonino Manfrè non si danno pace per quella che giudicano un’autentica ingiustizia per via della disparità di trattamento riservata ai dipendenti dell’azienda ospedaliera Policlinico. Come si ricorderà, infatti, nei mesi scorsi il management ha demansionato 12 lavoratori, annullando una delibera che aveva sancito la promozione di tecnici di laboratorio e assistenti amministrativi. Secondo i denuncianti, lo stesso trattamento non sarebbe stato riservato ad alcuni colleghi, i quali godrebbero della tutela della baronie universitarie.

È stato commesso un abuso, non poteva essere dichiarata la nullità della delibera di equiparazione di oltre dieci anni prima, l’equiparazione ai sensi dell’art. 31 non è norma imperativa e non bisogna effettuare alcuna procedura concorsuale per essere equiparati solo economicamente e non giuridicamente alla dirigenza”. Ad affermarlo è Paolo Todaro, uno dei demansionati, il quale sta conducendo con i suoi colleghi un’aspra battaglia. Poi aggiunge: “Sono state emesse delle ordinanze su ricorsi e reclami ex art. 700 che hanno avvalorato la tesi dell’AOU, stranamente di parere opposto a sentenze emesse dallo stesso tribunale e dagli stessi giudici, che hanno invece equiparato alla dirigenza personale tecnico privo di laurea. Pertanto se sono valide le ordinanze per i 12 dipendenti devono essere applicate a tutto il personale dirigente che si trova nelle medesime condizioni perché vi è una palese violazione del principio di equità e parità di trattamento o viceversa se errore c’è stato va rimesso tutto al loro posto fermo restando che i responsabili che a vario titolo si sono molto prodigati a rovinare la vita lavorativa, professionale e personale paghino perché essi sono sempre pronti a giudicare i lavoratori ma mai a giudicare se stessi”.

La palla passa adesso alla magistratura messinese.