Primo gennaio 2017, mi auguro e vi auguro un anno meno sgangherato di quello appena trascorso. E, per questo, vi voglio parlare di una ipotesi di risoluzione di un problema gravissimo, proposta in questi giorni da quella bella testa della Gabanelli sul Corriere, e che attiene alla tragica vicenda dei migranti. Migliaia di disperati sono morti nella traversata del deserto e del Mediterraneo.

Una ecatombe. E noi ci siamo quasi assuefatti a sentire la cifre assurde di persone, bambini compresi, che muoiono pressocchè ogni giorno nel corso della loro fuga dalla guerra e dalla fame. Finora le soluzioni proposte sono impraticabili. Ecco il ragionamento della Gabanelli. Facciamo un progetto complessivo, pragmatico e a gestione pubblica da portare a Bruxelles per farcelo finanziare. 1) Fare una mappa dei luoghi in cui convogliare i flussi (circa 200mila persone l’anno)nei quali identificare chi ha diritto di restare e chi no, fare i corsi di lingua, formazione al lavoro e fornire regole democratiche.

Per la bisogna si possono utilizzare resort sequestrati alla mafia, caserme, ex ospedali (a Messina c’è la Gasparro già utilizzata). 2) Ristrutturare questi luoghi con procedimenti di urgenza, con personale specializzato e la supervisione di un commissario europeo. 3) Applicare regole rigide: frequenza obbligatoria dei corsi e tempo massimo di permanenza sei mesi, dopo i quali i richiedenti asilo devono venire trasferiti per quote nel nostro territorio e nei diversi paesi europei(sono necessari 25mila professionisti, tra insegnanti, formatori, medici e quaranta giudici dedicati a stabilire chi ha diritto di restare e chi no). Costi? Circa 4,5 miliardi all’anno. E qui la Gabanelli ha proceduto con un’inchiesta ad ampio raggio sottoponendo il piano ad alcuni Paesi membri, a molti sindaci italiani per gli spazi da reperire nei loro comuni, per accogliere i migranti e provvedere alla loro integrazione. Hanno tutti risposto in senso affermativo compreso persino il sindaco leghista di Cecina Anna Ceccardi (e, siamo certi che sarebbe d’accordo anche Accorinti solo che il quesito glielo si ponesse davanti a una telecamera). Resta aperta la questione dei migranti economici che attualmente sono più di cinquemila in Italia. I rimpatri sono costosi e sui tavoli internazionali c’è la proposta di allestire i controlli direttamente alla frontiera dei paesi coinvolti (la Meloni strepita su questo punto esibendo tutta la forza dell’accentaccio della Garbatella). Potrebbe occuparsene l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati?

La palla passa ai Comuni che devono fare pressione sul Governo affinchè chieda con autorevolezza il finanziamento del “progetto di impresa” in grado di affrontare anche la sistemazione dei migranti economici in attesa di rimpatrio. Cosa ci guadagneremmo tutti? Maggiore sicurezza da parte dei cittadini, la creazione di posti di lavoro e la rivalutazione di un patrimonio destinato alla svendita o alla fatiscenza. E dimostrare al mondo di essere in grado di trasformare uno tsunami in un’occasione di sviluppo. Nell’attesa, mutando il nostro senso di colpa atavico per essere nati in un paese protetto, in concreta speranza di risoluzione del problema. E, soprattutto riprendendoci la nostra dignità umana.