Carta canta, lo sa bene Rosario Crocetta che oggi, per rivendicare il ruolo di difensore degli interessi messinesi davanti alla riforma delle Autorità Portuali voluta dal Ministro Delrio, ha portato con sé documenti, lettere e papelli con lo scopo di sbugiardare gli accusatori e raccontare la “sua” verità sulla questione accorpamenti.   

Affiancato dal sindaco Accorinti, il Presidente della Regione Sicilia ha aperto la conferenza, tenutasi nel Salone degli Specchi di Palazzo Leoni, con a lettura provocatoria di un passo del libro “Centouno storie della Sicilia che non ti hanno mai raccontato”: ad emergere è la figura del Puparo, archetipo che Crocetta senza peli sulla lingua riconduce al Ministro Graziano Delrio, il tessitore di una riforma imposta senza alcun confronto le istituzioni politiche locali e regionali: “Il Ministro non mi ha mai convocato per un tavolo tecnico, non ha accettato un confronto democratico. Non ci si può addossare la colpa di un provvedimento imposto da Roma ” dichiara lamentando il mancato rispetto dell’autonomia siciliana voluta dai padri fondatori e che si dice determinato a difendere.

“Ci siamo preoccupati degli utili di Milazzo e Messina, che i dieci milioni di attivo dell’AP peloritana piuttosto che essere reinvestiti sul territorio possano, invece essere indirettamente finalizzati a ripianare le perdite dei porti calabresi” Crocetta smentisce in maniera secca chi gli attribuiva la responsabilità di aver avallato la riforma, restando indifferente all’ennesimo scippo perpetuato ai danni di Messina, destinata con le realtà portuali di Milazzo e Tremestieri ad essere accorpata nella AP presieduta da Gioia Tauro. Il presidente della Regione pone sotto gli occhi dei giornalisti tre lettere indirizzate al Ministro del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

La prima datata 10 febbraio2016 in cui Crocetta evidenzia il mancato coinvolgimento nella elaborazione di una Riforma destinata a generare conflitti interni (Siracusa contro Catania) e a indebolire la Sicilia a favore della Calabria con il passaggio della sede a Gioia Tauro. Nella nota viene proposto a Delrio il ricorso ad un modello alternativo di accorpamento, un’organizzazione di natura consortile con una autorità di sistema portuale con due sedi, una a Messina e una in Calabria: uno disegno che avrebbe riconosciuto a ciascuna di esse piena e distinta autonomia amministrativa-contabile.

In altre due lettere datate 8 agosto e 12 settembre 2016 invece Crocetta chiede a Delrio di bloccare tutte le nomine delle AP siciliane per evitare gli effetti immediati del provvedimento e ridiscuterne i contenuti: una proroga che prevedeva la richiesta di mantenimento dell’autonomia finanziaria e amministrativa prima per 18 e poi 36 mesi dell’AP di Messina comprendente i porti anche di Tremestieri e Milazzo.

Crocetta promette battaglia, annuncia che non sposerà le volontà del governo e rivolge un appello ai politici messinesi per una maggiore unità al fine di mostrare a Roma un fronte compatto di difesa dell’AP di Messina. Tende la mano per una causa comune ma non risparmia una frecciatina agli esponenti del Partito Democratico messinese, chiamando alle armi i “giovanotti del PD di Faraone e ex Genovesiani”: “Vogliono la riforma? Io non mi allineo, deve essere discussa con il territorio e i sindaci, basta con le bugie del PD”.