Un affascinante parallelismo tra passato e presente, costruito a cavallo tra le dimensioni della storia e della letteratura.

“Quando avete detto presente, è già passato” dice Il prof. Valerio Massimo Manfredi, il quale ha appassionato così il numeroso pubblico che, in Aula Magna dell’Università di Messina, ha assistito all’incontro inaugurale della rassegna “Leggere il presente”, organizzata dall’Ateneo insieme all’Accademia Peloritana dei Pericolanti ed a Taobuk.

Ad introdurre il prof. Manfredi, il Prorettore alla didattica prof. Pietro Perconti, il quale ha sottolineato che “lo spirito di questo appuntamento è quello di creare occasioni di confronto culturale, per tutta la città. Non una serie di conferenze, ma dialoghi tesi a coinvolgere tutti”, una situazione informale aperta alla conversazione, così l’autore ha risposto alle domande del direttore editoriale de “La Gazzetta del Sud”, dott. Lino Morgante, innanzitutto chiarendo i confini che si pone nello scrivere un’opera: “Sono molto rigoroso nel non mescolare storia e letteratura. La storia ha l’onere della prova: deve dimostrare tutto ciò che afferma, citando le fonti in maniera precisa. La narrativa, o se preferite la narrazione, invece, è molto più antica della storia. Per scrivere un’opera di narrativa, che abbia un livello letterario, ci vuole un’immaginazione potente. Va creato una sorta di universo, in cui tutto funziona come un orologio svizzero. Io non scrivo per insegnare, ma per comunicare delle emozioni. Se faccio una relazione scientifica, la faccio con uno spirito completamente diverso. Noi, però, abbiamo bisogno dell’uno e dell’altro, di Tucidide come di Omero: ci servono le emozioni e le nozioni”.

In “Teutoburgo e la disfatta dell’Impero” ci troviamo nel 9 d.C., racconta la storia straordinaria di due fratelli, due guerrieri, le cui scelte hanno portato a Teutoburgo, lo scontro decisivo tra romani e germani, la battaglia che ha cambiato il destino dell’Impero Romano e del mondo. Armin e Wulf sono catturati dai soldati romani. Nel loro destino però non c’è schiavitù perché Armin e Wulf sono figli del re Sigmer. Devono abbandonare la terra natale e il padre, per essere condotti a Roma dove saranno educati secondo i costumi dell’Impero, fino a diventare comandanti degli ausiliari germanici delle legioni di Augusto. I due diverranno Arminius e Flavus.

Una storia di guerra, di pace, di sangue ma soprattutto di fratellanza e amore per la patria, il tutto caratterizzato da una scrittura semplice in grado di portare il lettore sul campo di battaglia.

Poi, la conversazione affonda sul presente economico-politico: “Siamo in un momento pericolosissimo, perché l’Unione europea rischia di sgretolarsi. Eppure é l’esperimento politico più ambizioso di tutti i tempi, visto che ha pacificato nazioni che avevano dato vita a conflitti mondiali. L’Impero Romano, parallelamente, nel tracciare i propri confini aveva già in mente un progetto di questo tipo. Era uno Stato moderno, capace di realizzare incredibili infrastrutture. Il tempo di allora agisce adesso, per noi o contro di noi e, quando sento i demagoghi chiedere l’abolizione della moneta comune o dell’Unione, penso che non sappiano di cosa stiano parlando. Ci rendiamo conto che mai prima ad ora l’Europa aveva avuto 70 anni ininterrotti di pace e prosperità? Ogni grande costruzione umana porta in sé i germi della disgregazione, che vanno contrastati. Siamo una nazione che ha creato civiltà sfolgoranti, che si sono diffuse in tutto il mondo. Ciò non significa che siamo migliori di altri, ma che dobbiamo essere orgogliosi di essere europei, perché l’Europa mette insieme, appunto, grandi civiltà”.

Il prossimo dei 5 appuntamenti in programma, il 18 aprile, vedrà ospite dell’Ateneo Ildefonso Falcones.

Serena Votano