Non si parla d’altro in città. In vocabolo più in uso in questi giorni a Messina è “sfiducia”. Domani a notte fonda conosceremo il destino di Renato Accorinti ma anche quello di Messina e dei cittadini appesi ad un filo di speranza. Il futuro di una città dipende dal voto di 27 consiglieri, molti dei quali hanno già manifestato pubblicamente il proprio desiderio di scrivere la parola fine alla mancata “Rivoluzione dal Basso”.

Altri ancora ci pensano sopra, pochi hanno deciso di votare no. Quindi fare proseguire per altri 15 mesi la peggiore esperienza sindacale di sempre. Il tema proposto oggi dal nostro giornale non è di secondo piano, considerato che molti consiglieri comunali sotto processo per la cosiddetta “Gettonopoli” non hanno messo in conto in caso di condanna la sospensione e quindi la surroga.

A giugno, infatti, secondo il fitto calendario del presidente della Prima sezione penale del Tribunale di Messina, si andrà a sentenza. E in caso di condanna i 17 andranno a casa, saranno sospesi. Ma andiamo all’aspetto politico. Se domani sera Accorinti sarà graziato dall’aula allora la sua posizione risulterà fortificata in vista della scadenza naturale del 2018, quando l’attuale sindaco quasi certamente si ricandiderà se non avrà trovato una collocazione diversa all’interno di Sinistra italiana per le politiche. A perdere, se prevarrà la fiducia, saranno comunque i cittadini messinesi ormai sfiduciati – scusate il gioco di parole – per un sindaco che si è rivelato inadeguato al ruolo. E dire che la città, a parte gli aficionados di Accorinti, sta riponendo molte speranze nella sfiducia al sindaco.

Ma vista la grande confusione che regna sovrana e la melina dei partiti, è probabile che “Free Tibet” possa continuare la sua esperienza politica.