-Cosa regalerebbe al genere femminile e alle colleghe del Consiglio comunale per la festa dell’8 marzo? Parlando anche di qualcosa di immateriale… una qualità che secondo lei manca…

Non amo i simboli. sicuramente regalerei più umiltà, la capacità di non entrare in competizione non solo necessariamente in campo professionale ma personale. Per le donne diventa una caratteristica più forte di sé.

Così, la “presidentessa” del Civico consesso di Palazzo Zanca Emilia Barrile si racconta e racconta una veste diversa, più sociale che istituzionale, che a noi è sembrato curioso scavare ed inquadrare, almeno durante la celebrazione dedicata alle quote rosa, al di là delle corazze indossate nella politica e nei partiti scelti o a volte imposti. Del resto, “c’è chi ha fatto politica nei salotti buoni dei genitori e chi come me è cresciuto facendo politica dalla strada” – confessa.

“Non porto maschere nella vita come anche nella festività - ci dice questa mattina nella nostra chiacchierata-intervista -. Prima di pensare agli schieramenti, ci sono le relazioni umane e non attacco nessuno semplicemente perché l’altra persona può avere un’opinione diversa dalla mia. Questo vale in politica più che mai. Non contano più i principi politici”.

-E sul caso della richiesta di dimissioni piovute da più parti anche da consigliere donne, come si è sentita la donna al vertice Barrile? Non sarebbe stata una sfida lasciare e capire se potesse essere riconfermata?

E perché? Non devo dimostrare nulla a nessuno, solo a me stessa e forse ai cittadini che mi hanno indicata. Non mi voglio misurare con nessuno. Sono sicura di me. Non è prevista una sfiducia, solo per atti gravi. Niente bracci di ferro. A volte, posso provare le mie stanchezze, nelle giornate troppo caotiche.

-Ma cosa pensa davvero della festa della donna?

E' una festa commerciale perché non si utilizza nel suo vero significato storico. La vedo come una distrazione per le casalinghe frustrate o per le più giovani che hanno voglia di divertirsi con leggerezza. Mai fatto festeggiamenti di questo tipo. Forse, perchè ho una natura caratteriale differente da quella deli miei simili. Un'impostazione più rigorosa, meno incline alla festa superficiale intesa come sbracciarsi e bere in un locale. La donna è senza dubbio più evoluta di questo che si mostra nel giorno in cui tutti dovrebbero farle gli auguri. Al Sud d'Italia, resiste l'ARRETRATEZZA VERSO LA DONNA DI ALMENO 30 ANNI. C'è molto maschilismo. Qui, nel Meridione in genere, siamo indietro nel confrontarci con il gentil sesso. La "signora" del Sud ha un vissuto più tradizionalista e più vero. Al nord, invece, una vita più distaccata. La donna che è in politica sa cosa vuole. E’ il correlarsi spesso nel mondo lavoro che la limita. Quella storia che si ripete spesso, di essere valutata più per l’aspetto fisico che per le doti intellettuali ed interiori. Le stesse donne credono di poter ambire ad un posto piuttosto che ad un altro, sfoderando delle qualità ben lontani dal cervello.

-Sta dicendo che la donna limita se stessa, dandosi al miglior offerente? Dico che il “mio genere” conosce le sue potenzialità fisiche e punta su quelle sminuendo tutta la categoria, dimostrando di essere "più danno che donna".

-Ha mai ricevuto proposte indecenti?

Mi trovo in politica come una figura nuova e mi sono avvicinata a questo ambiente senza pressioni. Con il mio modo di fare un po’ freddo ho sempre evitato a monte avances in cambio di qualcosa. La mia famiglia non ha mai fatto politica. Mi sono candidata quando la professoressa Antonuccio della scuola "Angelo Paino" di Gravitelli voleva sostegno nella cam,pagmna elettrorale di suo figlio Francesco Clemente. La mia prima competizione elettorale è stata nel 2003 come candidata a consigliere del settimo quartiere nell'Udc perché avevo rifiutato quella del 1998 per paura, quando all'epoca c'erano ancora undici circoscrizioni. Ho ottenuto 271 voti e sono stata prima eletta. Siamo decaduti con Buzzanca. Mi sono ricandidata al IV quartiere nel 2006 sempre con l'Udc prendendo 751 coinsensi. Poi, c'è stata la svolta al Comune dove non c'era più il riferimento partitico, così ho conosciuto Francantonio Genovese con cui mi sono messa in gioco nella sua seconda lista. Ho iniziato a fare politica effettuando la raccolta servizi, una sorta di Caf in strada, con una sede alternativa, nell'ambito di Gravitelli di cui sono originaria.

Ed è sempre a Gravitelli che l'attuale leader forzista si è mossa come articolista dando la possibilità ad altre ragazze residenti nel luogo di cimentarsi e conquistare un'assunzione nel Caf-patronato che ora nasce lì. Emilia è anche moglie, mamma di due ragazze (28 e 24 anni) e nonna di una nipotina di due anni. "Ma è stato complicato trovare il tempo per tutta la famiglia - afferma -. Adesso, per la nipotina ritaglio più spazi".

-Cosa direbbe alle giovanissime che vogliono intraprendere la carriera politica? e se lo decidessereo le sue figlie? 

Non c'è una strada giusta, credo quella del costruirsi la fiducia tra la gente, dal vissuto. Per le mie figlie... preferirei che si godessero di più la loro vita. La seconda mi assomiglia di più per indole e gli amici la vederebbero più propensa. Ma io la lascerei concentrata nel suo privato.    

-Il rapporto con Genovese, odierno e passato?

Ho sempre guardato ai rapporti personali. Se avessi avuto rapporti di convenienza politica, sarei rimasta nel Pd. Invece, ho scelto la lealtà, forse quella più ostile, in base al giudizio dell'opinione pubblica. Io avuto una crescita costante del mio elettorato. Ho provato di essere autonoma nei consensi. Non sono passata con Genovese in cambio di qualcosa. All'epoca, Naro non esprimeva più una presenza di fazione e Clemente era diventato dirigente a Milazzo. Rifarei tutto quello che ho fatto. Non sono pentita.

-Cosa regalerebbe a se stessa? Subito un viaggio, in riva al mare. Oppure, semplicemente, qualche passeggiata sotto la pioggia. 

Marcella Ruggeri

Foto Rocco Papandrea