Lo spuntino dell’ora di pranzo per i bimbi delle scuole non è ancora fattibile. L’impegno di spesa di un milione e 100mila euro per il servizio mense continua a rimanere bloccato ma in cassa, pur essendo inserito nel Preventivo 2017. “Questo non è stato ancora approvato dal Consiglio comunale - spiega l’assessore al bilancio Vincenzo Cuzzola - . Il dirigente commetterebbe abuso d’ufficio se utilizzasse la somma accantonata senza la ratifica del bilancio del Consiglio. Attualmente, siamo in esercizio provvisorio e violeremmo una legge se insistessimo su questa strada”.

L’insediamento dell’esperto di finanza non ha potuto smuovere nulla o poco per fare risuscitare il servizio di mense scolastiche, per cui anche una cinquantina di impiegati del settore è fossilizzata nel limbo dell’inoccupazione. La Giunta fino a ieri pomeriggio, durante un’altra seduta, stava ragionando sull’ipotesi di riavviare il servizio di refezione scolastica trovando qualche cavillo giudiziario. Ma l’idea è stata bocciata. Mentre in Commissione bilancio, lunedì scorso, l’audizione con il Ragioniere generale Antonio Cama, il segretario generale Antonio Le Donne e il dirigente delle Politiche scolastiche, Salvatore De Francesco non ha portato a risultati efficaci, se non a ribadire che non esiste una liquidità economica immediata per portare i pasti agli scolari e stipendiare gli operatori addetti. “Al momento, non c’è una soluzione - dice Cuzzola -  ma la troveremo cercando di restituire il loro posto gli operatori del settore e fornire alle famiglie un appoggio sociale utile, si spera entro l'anno. L’assessore deve indirizzare i dirigenti e discuterne. Ma il servizio va ponderato e ricongegnato dalle basi, magari pensando di espletare una gara pluriennale, più duratura nel tempo. Oltrettuto, dobbiano considerare che ci sono utenze esenti dal pagamento dei pasti ed altre che quinidi devono versare un contributo maggiore. In passato, la mensa si aggiudicava con il prezzo più basso, invece adesso, si chiama gara economicamente più vantaggiosa e richiede giustamente anche la qualità".    

Il legislatore - dice Cuzzola – non considera quest’attività indispensabile, unico motivo che giustificherebbe l’eccezione di spesa. Un’idiozia che reputa città come Messina e Reggio allo stesso livello di Milano dove gli utenti possono pagare anche 10 euro a pasto. Occorrerà un ulteriore parere legale per raggiungere una soluzione. Quella cifra comunque non si può toccare né tantomeno spostare altrove, a causa di regole definite che impongono l’utilizzo solo per servizi essenziali”. Il budget di oltre un milione di euro si è mantenuto tale e non è stato mai stornato per altre necessità finanziarie come per le società Partecipate.

E’ circolata una voce secondo cui, per costituire la Messina Servizi Bene Comune, sarebbero stati necessari fondi aggiuntivi da rintracciare in altri capitoli di spesa magari decurtandoli all’attività di refezione negli istituti scolastici. Ma su questo l’assessore è sobbalzato affermando che è impossibile utilizzare una somma destinata a un servizio come le mense per qualcos’altro. “Si tratta di un pettegolezzo -  inorridisce - . C’è solo un impedimento per una norma stupidissima, scritta male che vincola l’impegno finanziaria”.  

La legge di riferimento è la 267, testo unico degli Enti locali. Si devono esaminare gli atti e le carte. Il prossimo giovedì una nuova riunione di Giunta alla ricerca di qualche cavillo.          

Marcella Ruggeri