Intanto si deve sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. L’amministrazione comunale non è contraria alle politiche di accoglienza dei migranti, al contrario è favorevolissima a condizione che gli stessi possano essere ospitati in strutture adeguate. Magari in alberghi a 4 stelle, come l’ex Liberty.

La notizia dell’hotspot a Messina sta agitando le acque di una città che vive da anni una crisi devastante e che non può accettare un consistente insediamento di migranti a poche centinaia di metri in linea d’aria dal centro cittadino. Per non parlare delle ripercussioni sociali che la nuova comunità (saranno quasi 3mila), avrà nel quartiere di Bisconte. Ma torniamo alla posizione del sindaco Renato Accorinti, il quale apparentemente sposa le posizioni di quanti non vogliono l’hotspot a Messina ma che in realtà è opposta.

Il sindaco, infatti, sostiene che a Messina funzionano i cosiddetti “Sprar”, ovvero strutture deputate all’accoglienza-integrazione, che ospitano 20/30 migranti da “educare” e integrare nella realtà italiana. La differenza, rispetto, alla logica degli hotspot è sostanziale, anche da un punto di vista gestionale. Infatti, mentre la gestione degli hotspot è esclusiva ministeriale, in quella degli Sprar entra in gioco il Comune che gestisce i soldi provenienti da Roma, si occupa quindi della gare d’appalto.

In buona sostanza, il Comune nel sistema dell’accoglienza con queste strutture diventa l’attore principale, come del resto accaduto per lo Sprar di Giostra, dove Palazzo Zanca nel 2014 bandì una gara d’appalto dando un’evidenza di appena una settimana. In quell’occasione, il nostro giornale denunciò le stranezze dell’aggiudicazione dell’affidamento per un bando al quale partecipò una sola cooperativa. In conclusione, deve essere chiaro a tutti che Accorinti è favorevolissimo all’accoglienza dei migranti, mentre con un po’ di ipocrisia si dice contrario all’hotspot.