Racconto l’incanto della mia prima volta in India. Incanto che nasce dagli splendidi colori della terra, del paesaggio, dei tessuti indossati, ma anche dalla forza con cui questa gente affronta il disagio, alzando sempre di più l’asticella della sofferenza.”

Un appassionante diario di viaggio poco ragionato, nel senso che esprime e racconta visioni non mediate dalla mente, specialmente dalla mente occidentale. Il tema di fondo è l”indianizzazione” dell’occidente, un occidente poco consapevole di aver metabolizzato stili di vita, pratiche spirituali (yoga, meditazione), filosofia, vegetarianesimo come antidoti al proprio declino.

Seguendo le famose orme di Pasolini e del suo “L’odore dell’India”, l’autore ci coinvolge in una narrazione empatica che sta a metà tra la guida di viaggio e il diario narrativo. Antonio Ortoleva, giornalista catanese per tanti anni a Palermo al Giornale di Sicilia, ci accompagna in un viaggio di conoscenza del magico continente indiano attraverso un testo ricco e appassionante che, con le note aggiuntive del giornalista Giuseppe Liga e dello psicanalista Roberto Ortoleva, è stato congegnato sia come guida – per chi raggiunge l'India per la prima volta o per chi invece non ci andrà mai ma vuole comunque saperne di più – sia come piccola antologia su chi dell'India ha già scritto: partendo dalle luminose figure di mistici e da Gandhi, per arrivare allo stile di vita indiano, e ai confronti continui con l'occidente. Il saggio si muove tra la vecchia e la nuova realtà del subcontinente indiano, realtà che sembrano convivere e intersecarsi senza frizioni né disagi nella maggior parte della popolazione.

"C’era una volta l’India e c’è ancora" (Navarra editore) è suddiviso in dodici piccoli capitoli, ognuno dedicato a un tema: dall'inquadratura di New Delhi, alla spiritualità; dalle città sacre al rapporto tra gli indiani e gli animali; dallo sfruttamento di queste terre da parte delle multinazionali estere, agli italiani che lì hanno trovato una seconda casa.

Serena Votano