In ogni mestiere c’è sempre qualcosa che non  si vorrebbe fare,  ed è così  anche per chi pratica il giornalismo. Cosi,  io  oggi non avrei  mai voluto  scrivere questo articolo, anzi vorrei poter riportare indietro le lancette dell’orologio e fermare il  tempo a venerdì, quando il Professor Sebastiano Cambria era ancora tra noi, ma il potere di riportare indietro il tempo è solo un  trucco dei film di  fantascienza. Prendendo coscienza di ciò non mi resta  che  dare la notizia più triste  da quando ho iniziato a fare questo mestiere: sabato scorso il professore Sebastiano  Cambria,  neurochirurgo di chiara fama internazionale, è volato in cielo.

Non vi parlerò dei suoi  meriti accademici, quelli sono sotto gli occhi di tutti e  poi  non avrei  i requisiti necessari  a parlare di temi  scientifici,  ma vi parlerò  dei suoi meriti sul campo, dell’uomo straordinario che era e che rimarrà per sempre, della sua totale abnegazione nei confronti del suo lavoro e dei suoi pazienti,  senza  per questo  trascurare la sua famiglia.

Molte sono state le vite da lui salvate nel corso della sua lunga carriera, ma il suo operato non si limitava  al  singolo intervento chirurgico, lui seguiva il paziente  durante tutta la convalescenza e oltre.

In Sicilia si parla molto spesso di tutte le cose che non vanno, mentre raramente vengono esaltate le eccellenze del nostro territorio che hanno il  coraggio  di restare nella loro terra d’origine e far sì che diventi essa stessa eccellenza nel mondo. Ecco  il Professor Sebastiano Cambria aveva dimostrato questo coraggio.

Un coraggio questo  che lo ha portato a tornare a Messina,   dopo essersi formato all’Università della  Salpetriére, a Parigi, consentendogli di ridare nuova speranza a moltissima gente, quando ormai sembrava che tutto fosse  perduto.

La sua morte lascia un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo hanno conosciuto.

La nostra redazione è vicina al dolore dei famigliari.