Un autentico plotoncino di docenti dell’Ateneo messinese s’è tesserato con il Partito democratico. Già questa è notizia: il copyright appartiene ai colleghi di tempostretto.it che hanno dato l’anticipazione qualche giorno addietro. Nessuna smentita da parte dei vertici dell’Università, nemmeno il rettore se l’è sentita di smentire la notizia perché è vera. Non avevamo dubbi.

Probabilmente questo è stato il prezzo da pagare per l’intellighenzia messinese rispetto ai fondi che l’allora sottosegretario alla pubblica istruzione, Davide Faraone, ha destinato al Policlinico di Messina e quindi all’Università dello Stretto. Il rettore Pietro Navarra da qualche anno frequenta la leopoldina siciliana e non fa mistero della sua vicinanza agli ambienti Dem, segno evidente che in atto c’è una proficua interlocuzione.

Se l’interlocuzione, cui è seguita la massiccia adesione dal Partito democratico, porta qualche risultato, ben venga l’etichetta politica appiccata addosso ai “professori” messinesi, con in testa il rettore Pietro Navarra, il quale è notorio ambisca a qualcosa (non è chiaro cosa): un ruolo politico comunque.

Tuttavia, sorprende l’atteggiamento dei cattedratici, non solo quelli che hanno preso la tessera del Pd, rispetto al contenuto del Def. Il Documento economico finanziario varato dal governo Gentiloni penalizza oltremisura Messina, tagliata dal piano degli investimenti strutturali.

I sindacati a parte la Cisl, sono saliti sull’Aventino: Maestroeni (Cgil) e Tripodi (Uil), entrambi sganciati dalle logiche politiche hanno protestato in maniera plateale per l’emarginazione di Messina città metropolitana. Sorprende tuttavia che l’intellighenzia dell’Accademia messinese non abbia ammonito il governo Gentiloni, reo di avere tagliato addirittura il Ponte sullo Stretto dal Def.

Possibile che gli accademici dalle visioni strategiche siano spariti della circolazione? Possibile che nessuno si sia reso conto del danno prodotto dal Pd alla città di Messina? Possibile che adesso i cattedratici messinesi siano diventati tutti “embedded”?

Davide Gambale