La Funzione pubblica Cgil della Sicilia contesta al Governo regionale le modalità di utilizzo dei lavoratori Asu presso il Dipartimento regionale dei Beni culturali, che sta avvenendo attraverso protocolli di intesa e non con l’attivazione delle procedure di mobilità previste dagli articoli 1 e 5 del Dlgs 81/2000.
 
“La strada dei protocolli di intesa – dice Clara Crocè, della segreteria della Fp Sicilia- è illegittima, per questi lavoratori chiediamo l’utilizzo diretto per come prevedono le norme e come avviene per altre categorie di precari, ad esempio gli ex Pip assegnati direttamente al Dipartimento lavoro”. Crocè ricorda che “i lavoratori Asu fanno parte del ‘bacino unico’ istituito dalla l.r. 5/2015 e hanno diritto dunque a misure di stabilizzazione. Invece- sottolinea- vengono vergognosamente utilizzati come tappabuchi per far fronte alle carenze di organico del Dipartimento Beni culturali, impiego illegittimo e vessatorio di personale sotto pagato e mal pagato, con oneri assicurativi a carico degli stessi lavoratori”.
 
La Fp Cgil denuncia che “mascherata da utilizzazione volontaria e temporanea, è una storia che va avanti da tre anni precludendo anche ogni diritto di stabilizzazione”. Per risolvere la vicenda la Fp ha chiesto al Presidente della Regione, agli assessori competenti  e al Presidente della V commissione dell’Ars un incontro urgente, in considerazione anche che per gli Asu che lavorano per enti pubblici paga la Regione attraverso l’Inps e che agli enti privati, che li gestiscono viene di fatto assegnata una funzione impropria di agenzia interinale aggirando le norme sul divieto di interposizione di manodopera.
 
Sul tappeto, la Funzione pubblica intende mettere anche la questione generale della regolarizzazione dei lavoratori che fanno parte di enti che non hanno predisposto un programma di fuoriuscita, per la cui soluzione era stato approvato dalla commissione Lavoro Ars un emendamento alla Finanziaria 2017, poi bocciato.