In un contesto depresso e privo di prospettive, il nostro Ateneo deve appropriarsi pienamente del ruolo di laboratorio per lo sviluppo, di ‘pensatoio della città’, in osmosi con le residue e deboli, forze culturali e produttive, per l’elaborazione di strategie per salvare l’esistente e migliorare il futuro. Assumendo, de facto una funzione di sussidiarietà della classe politica dormiente. Bisogna riaprire al più presto un dibattito libero su cosa deve diventare Messina, e come: questa è la priorità assoluta. Ed è sulla base di questo dibattito pubblico che si getteranno le basi per la formazione della nuova classe dirigente della città”.

Il concetto è chiaro, l’endorsement pure. Ad esprimersi in questi termini in un articolo (ampiamente sponsorizzato a pagamento su Fb), sul sito ilsicilia.it, Gianfranco Salmeri, oculista di professione, portavoce di “Capitale Messina” (non è ancora chiaro se si tratti di un movimento politico o di qualcos’altro). Salmeri, per intenderci, è lo stesso che ha redatto a più mani quel documento flaccido, letto in occasione della venuta del ministro Graziano Delrio a Messina qualche settimana addietro. Un documento promosso dall'Ateneo peloritano e condivisio da sindacati e associazioni varie, esaltato da Salmeri nell’articolo su ilsicila.it e che avrebbe dovuto contenere la lista della spesa delle Infrastrutture da realizzare nell’area dello Stretto.

Il ministro quella lista l’ha completamente ignorata e ciò sta generando un comprensibile imbarazzo da parte dei professori messinesi appena approdati sulle sponde renziane del Pd. Quellli che si propongono come la nuova classe dirigente che dovrebbe rilanciare Messina. Ma come? Le premesse non è che siano entusiasmanti.

Torniamo a "Capitale Messina", di cui in questi mesi abbiamo letto fiumi di parole su giornali e siti internet: le prese di posizione sono state molteplici su tematiche che spaziano dal Ponte, all’Autorità portuale per finire all’hotspot di Bisconte.

Interventi mirabili che hanno prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il Def ha tagliato il Sud e Messina, il Ponte è stato accantonato, mentre l’Autorità portuale traslocherà mestamente a Gioia Tauro a fine anno. Chi non frequenta assiduamente i salotti si chiede chi sia “Capitale Messina”; la risposta è contenuta nell’incipit di questo articolo. “Capitale Messina” è il megafono dei professori “renziani”, gli stessi che tacciono rispetto alle continue sberle rifilate dal governo-Gentiloni. Se questa è la nuova classe dirigente, allora si sappia che è partita col piede sbagliato. E per finire, ma Messina per rilanciarsi ha bisogno dei professori politicizzati?

Davide Gambale