Depennare il progetto Hotspot nel territorio di Messina non dovrebbe essere un’impresa insormontabile se tutti gli attori coinvolti, quelli che hanno un peso determinante sulle decisioni del Governo, “si trovassero sintonizzati sullo stesso canale”. Fermo restando che il Sindaco di Messina si è mobilitato sul filone del No a questo centro di ospitalità, insieme al suo gruppo a causa dei diritti umani che vengono repressi e soppressi, al momento, il Consiglio comunale è riuscito a boicottare la realizzazione della struttura d’accoglienza per migranti con delle obiezioni che mettono a nudo l’incapacità del territorio di adattarsi a un simile impatto umano.

L’Ordine del giorno proposto dalla Presidente di Commissione Servizi Sociali, Rita La Paglia, ha valicato i potenziali contraddittori sollevati, in un primo momento, solo dal Movimento Cambiamo Messina che, l’altro ieri pomeriggio durante la votazione, si è anche astenuto. Una parte di Pd ha mosso qualche critica nella stessa giornata ma, poi, ha mantenuto il rifiuto solo con Gaetano Gennaro che, ieri, ha appunto votato "No", insieme al team vicino ad Accorinti. Il “finale di partita” si è attestato a 17 favorevoli all’Odg su 23 votanti, in cui 5 contrari e un’astensione della Presidente del Consiglio Emilia Barrile. I motivi fondanti la contestazione sono di natura socio-territoriale e li si vuole relazionare ai Ministeri dell’Interno e degli Esteri, oltre alla Prefettura. Il villaggio Bisconte non può essere stimato un luogo sicuro dove allocare 3mila profughi, seppure nell’ambito di una ex Caserma come la Gasparro.

Se lo scorso mercoledì non si è conquistato il numero legale per far attecchire l’Ordine, la seduta d’Aula nella pomeridiana di ieri ha spinto verso un accomodamento, supportato anche dalla stessa delibera d’indirizzo che era stata presentata dai Centristi per la Sicilia e Ncd. L’idea resta quella di non infliggere al III Quartiere, in cui dovrebbe alloggiare l’Hotspot, una “pugnalata”. Quell’area risulta già appesantita dalla vicinanza di un torrente, da un consistente bacino di residenti e da una situazione di disagio sociale che andrebbe solo ad accrescersi con il soggiorno dei migranti, fino ad annullare quella fascia di cittadinanza, come se fosse un vero e proprio ghetto.

I membri di Cambiamo Messina dal Basso hanno dichiarato di volere frenare il progredire di quel tipo di accoglienza che non risponde ai canoni di umanità e le cui sorti dovrebbero essere prioritarie rispetto alle conseguenze sul territorio. Il consigliere Gennaro invece non si è riconosciuto in questo percorso d’azione che si è sdoppiato tra la delibera d’indirizzo e l’Odg. Avrebbe preferito che le fazioni politiche recuperassero la stessa direzione o una coralità. Ma a questo La Paglia, nella sua discussione, ha ribattuto che l’Agenda Europea ha ratificato questa tendenza come modello accettato e condiviso, secondo parametri legislativi, dai Paesi della Comunità e dalla Nazione italiana. Si può essere in disaccordo sull’Hotspot ma bisognava giustificarlo con un interessamento verso il contesto di appartenenza, non solo con un’ottica ideologica che sembra quasi distaccata dagli abitanti messinesi.

La capogruppo Ncd, Faranda, anche fuori dalle righe dell’Aula consiliare, non ha potuto “metabolizzare” come una branca dell’Amministrazione quale è Cambiamo Messina dal Basso scelga di prodigarsi su questo tema verso le “generali condizioni umanitarie” e “solo di riflesso o in secondo piano” verso i messinesi, pur rappresentando la cittadinanza. N

el ragionamento di un dibattito politico in Consiglio, è comunque necessaria una proposta per quanto tutte le opinioni possano essere rispettabili. Parlamentari come Francesco D’Uva dei Cinquestelle e Matteo Salvini, Segretario della Lega Nord, in perfetta antitesi su tanti argomenti, si sono espressi entrambi contrari sull’Hotspot e non per dogmi ideologici. La popolazione sarà chiamata a schierarsi prima o poi su questa struttura e il Consiglio avrà stilato un documento che testimonia questo parere, suffragato dalle esigenze di vivibilità.