Il Giro d’Italia ha portato a Messina quell’entusiasmo che mancava da tempo. L’unica nota stonata la presenza sul palco del sindaco Renato Accorinti e dei suoi accoliti inebriati dalla lucina rossa delle telecamere. L’occasione per il primo cittadino era propizia per sfoggiare la maglietta con la scritta “Free Tibet”.

Il Giro d’Italia è andato via e le uniche cose che rimangono in città, a parte un innegabile ritorno d’immagine per la nostra provincia, sono le strade rattoppate alla meno peggio e qualche spartitraffico ripulito dalle erbacce.

Da notare che in questi giorni, nelle zone non interessate dal passaggio della carovana, gli addetti della Messinambiente non sono neanche passati per raccogliere la spazzatura (vedi viale Giostra, Ritiro e villaggi periferici). Il Giro è andato via e ha lasciato la parvenza di una città quasi normale con tutte le sue bellezze naturalistiche, lo Stretto, il dibattito sul Ponte e l’attesa delle nuove campagne elettorali. Messina per un giorno ha cristallizzato le sue frustrazioni determinate dalla peggiore amministrazione di sempre che pensava di rivoluzionare Messina dal Basso.

Il Giro è andato via portandosi l’entusiasmo di una città che ha scoperto quanto sia bello il ciclismo, uno sport che regala emozioni fortissime.

Il Giro è andato via facendo scoprire anche ai messinesi che non esiste solo il calcio, merito di Enzo Nibali, il ciclista che solo dopo avere varcato lo Stretto è riuscito a far esplodere il suo grande talento. Il Giro è finito e adesso Accorinti pensa al prossimo evento di settembre, quando giungerà a Messina il Dalai Lama. Sai che grande emozione per una città che non sta nella pelle per l’arrivo di un monaco buddhista tibetano.