Garantisti sempre. Anche se a finire nella rete dei magistrati, è il governatore Rosario Crocetta e i suoi accoliti. Il nostro giornale, non ne facciamo mistero, non nutre grandi simpatie per il governatore né per quelli come lui che bazzicano negli ambienti della pseudo sinistra moderata (quelli del Pd, per intenderci).

Gli ultimi accadimenti giudiziari devono fare riflettere quanti non si sono resi ancora conto che in atto c’è uno scontro violentissimo fra poteri: da un lato quello politico, dall’altro quello detenuto dai magistrati. Ed è per questo motivo che oggi s’impone una seria riflessione sulla necessità di dar vita alla tanto decantata riforma della giustizia.

La priorità per l’Italia non è la legge elettorale ma una riforma che ponga fine allo scontro fra poteri considerata l’asimmetria che ne caratterizza le attuali schermaglie. Qualcuno ha giustamente osservato che gli esiti delle elezioni li decidano i magistrati con un avviso di garanzia, piuttosto che con un obbligo di dimora o un ordine di custodia cautelare in carcere.

Ed è vero. Lungi dal voler giudicare il lavoro dei pubblici ministeri, ma ciò che va disinnescato è quel rapporto esplodente che lega “frange” della magistratura alla stampa spregiudicata.

La riforma deve partite proprio da questo: pene severe per chiunque divulghi intercettazioni irrilevanti ai fini giudiziari e provvedimenti esemplari nei confronti dei pubblici ministeri che passano le carte dell’indagine ad amici giornalisti in coincidenza con appuntamenti elettorali.

Ma torniamo a Crocetta, il governatore che ha sempre sventolato la bandiera della legalità e che oggi si vede invischiato in un’indagine pruriginosa che ha già fatto cadere il suo “mito”. Politicamente il giudizio del suo operato è scadente, forse il peggior governatore di sempre ed è anche per questo motivo che oggi farebbe cosa buona e giusta se rassegnasse le sue dimissioni. Invocate peraltro dalle opposizioni che hanno chiesto di porre fine all’esperienza di Crocetta e dei suoi alleati.

Lo farà? Forse la prossima settimana dopo che sarà sentito dai magistrati che lo stanno indagando.