Tutti ricorderanno l'enfasi, la vanità e le contorsioni istrionesche con cui Crocetta annunciò in TV (Domenica In) la cancellazione delle Provincie e l'istituzione dei Liberi consorzi e delle aree Metropolitane. Tutti ricorderanno come il testo normato dall'Assemblea regionale fu bocciato e riscritto sotto dettatura del Governo centrale. Da allora sono passati quasi quattro anni.

Tutti hanno capito che la tanto sbandierata autonomia siciliana non esiste più e che il governo regionale, presieduto dall'alfiere dell'antimafia di una modestissima fiction televisiva, non conta nulla sotto il profilo legislativo. È attore protagonista, il Governatore della rivoluzione, per le nomine di fedeli e amici ai vertici di enti e partecipate. In realtà per la realizzazione di questo nominificio a Crocetta e alla sua maggioranza dovrebbe essere data una medaglia olimpica. Lombardo (definito Arraffaele) è da considerarsi San Domenico Savio!

Ma c'è un nuovo coup de theatre: il voto per la nomina dei consigli sovracomunali è slittato per la terza volta. Non si vota il 20 Novembre bensì il 26 Febbraio. Il motivo addotto è un deficit di legislazione che potrebbe provocare dei ricorsi. La falsità di questa spiegazione non merita commenti ma provoca un profondo disgusto che i cittadini-elettori siciliani manifesteranno non appena saranno chiamati alle urne. Il rinvio non ha motivazioni legislative (la riforma delle Provincie è uguale in tutto il Paese dove i Consigli si sono da tempo insediati), ha invece motivazioni di cinico opportunismo politico-elettoralistico, più semplimente motivi di squallidi interessi di parte. Vi è un partito -Sicilia Futura- costituito da personaggi eletti nell'Mpa, nel Megafono, nell'Udc, in Forza Italia e in tutti gli altri partiti o movimenti che hanno preso seggi nelle elezioni regionali del 2012 che ha deciso di presentarsi autonomamente a queste elezioni sovracomunali. Sicilia Futura del multiforme Cardinale non vuole presentare i propri candidati insieme ai candidati della variegata maggioranza di Crocetta perchè vuole affermare di avere i numeri per eleggere i propri rappresentanti, più semplicemente vuole manifestare la propria forza.

Gli altri partiti della coalizione spiazzati da questa decisione non intendono sottoporsi a questa sfida e pertanto fanno slittare il voto di tre mesi. Attendono il risultato del referendum del 4 Dicembre per salire sul carro del vincitore e sperano nelle disgrazie dei concorrenti; a volte però il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Intanto le strade sono dissestate, le scuole crollano, i portatori di handicap sono privi dei servizi sanciti da leggi e norme, i dipendenti delle ex provincie sono senza stipendi e i fortunati che percepiscono la busta paga vivono il dramma di un futuro incerto tutto da disegnare. L'intero Paese,a ragione, ci sbeffeggia. La democrazia vive di dibattito, confronto, scontro, incontro.

Non vive di chiacchiere fumose , di astio personale e di contrapposizioni strumentali o peggio tornacontistiche. La democrazia muore sotto il peso delle chiacchiere, lo diceva Platone: "Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri. Una è l'oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L'altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l'inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice. Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo".