Con la vittoria del no al referendum costituzionale, sopravvivono il Senato e il bicameralismo perfetto, ma rischia grosso la nuova legge elettorale, l'Italicum, confezionata dalla maggioranza di governo proprio su misura di un assetto istituzionale, quello che veniva fuori dalla riforma Renzi-Boschi, che prevedeva solo una Camera.

Sul sistema elettorale voluto dal premier, un proporzionale a doppio turno con premio di maggioranza per l'elezione dei deputati, pende la decisione della Corte costituzionale sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Messina e Torino su due punti in particolare: le pluricandidature e il ballottaggio. A settembre scorso la Consulta decise di rinviare l'udienza fissata per il 4 ottobre proprio per attendere l'esito del referendum. Secondo il giudizio di molti, ora che la consultazione elettorale ha rifiutato il cambiamento voluto da Renzi, l'Italicum non può sopravvivere. Anche perché, se si andasse al voto subito, come chiede parte del fronte vittorioso del no - la Lega di Matteo Salvini e il M5s di Beppe Grillo - si avrebbero due sistemi elettorali profondamente differenti per la Camera e per il Senato.

Mentre l'Italicum consegnerebbe al paese una Camera con un vincitore certo, forte del premio di maggioranza assegnato al primo turno se si raggiunge il 40% o altrimenti con il ballottaggio, il Senato verrebbe eletto con il cosiddetto Consultellum, ovvero la legge elettorale venuta fuori dalla bocciatura del Porcellum da parte della Consulta un proporzionale puro. Al Senato quindi ci sarà un vincitore ma, col quadro politico attuale, difficilmente avrebbe la maggioranza. La dovrebbe costruire facendo alleanze dopo le elezioni. Il caos è servito...