Politica
I mal di pancia del Pd messinese
Giovanni Frazzica, già fondatore del partito messinese, scrive a Matteo Renzi. "La tessera non la voglio più..."
- 27/12/2016redazione
Giovanni Frazzica, uno dei fondatori del Pd messinese, chiude con il partito democratico e lo fa scrivendo una lettera al segretario Matteo Renzi. Critiche durissime nei confronti del commissario Ernesto Carbone. Ecco il testo della missivia.
Caro Renzi,
nell’ormai lontano 2007 sono stato, insieme a tanti altri, se ricordo bene eravamo 193, tra i fondatori del Pd a Messina. Provenivo dalla Dc, dal Ppi (Partito di cui sono stato fondatore e Segretario provinciale per ben 6 anni) e dalla Margherita. Nel nuovo Partito, il Pd, ho ricoperto incarichi di Direzione regionale e provinciale, assolvendo credo con dignità e onore la mia funzione, anche in contrasto con i vertici provinciali e regionali, in situazioni difficili, rispetto alle quali il tempo ha tuttavia dimostrato che stavo dalla parte della ragione. Per fatti spiacevoli a tutti noti, che hanno interessato l’opinione pubblica locale e nazionale, si giunse al commissariamento del partito messinese. Obiettivo dichiarato di questa scelta, a mio avviso non necessaria, perché c’era un Segretario eletto, l’ing. Basilio Ridolfo, era quello di “degenovesizzare” la realtà politica dei democratici messinesi, in realtà invece si voleva “renzizzare” il Partito e si è finito col “carbonizzarlo”. E’ stata una esperienza triste e deprimente, caratterizzata dalla assoluta mortificazione di pezzi di classe dirigente che avevano avuto ruoli significativi nel passato della Città e della Provincia di Messina, ancorchè scevri da contaminazioni con le deviazioni di quella gestione del potere da cui si diceva di voler prendere le distanze. Anzi, forse nella rosa dei promuovendi della gestione commissariale, qualche elemento che indossava vecchie casacche e che voleva rigenerarsi recitando brani di credo renziano, soprattutto con la tastiera, c’era e c’è. Spettacolo penoso, corredabile di tanti episodi che si sono verificati in deverse zone, a Terme Vigliatore, dove il sindaco è dovuto andare al banchetto per fare richiesta di tessera, mentre i suoi avversari, renziani, facevano il “servizio a domicilio” con moduli di cui disponevano in maniera “riservata”. Ma la cosa, o per meglio dire la goccia che ha fatto traboccare il vaso, più delle vicende grottesche di Giachetti e di Poletti, è stato un episodio che si è verificato a Barcellona Pozzo di Gotto, dove un consigliere comunale renziano, secondo quanto mi è stato riferito, in disaccordo con un ex-sindaco della città avrebbe detto:”Cosa vuole questo? Io sono del Pd, lui è un richiedente tessera”. In effetti la condizione tecnica di tanti di noi che da oltre un anno abbiamo firmato quel benedetto modulo è quella di “richiedenti tessera” e, a prescindere da stato di servizio e storie personali, questa tessera potrebbe essere rifiutata, anche per un banale disguido, quale lo smarrimento del prezioso modulo. Intanto la politica è ferma da circa quattro anni, tempo in cui in questo territorio è avvenuto di tutto senza che sia stata ascoltata la voce del Pd, e altro tempo si dovrà attendere per dar modo alla componente renziana, uscita assolutamente sconfitta dall’esito del referendum, di consolidarsi comunque e di porsi in posizione dirigenziale per guidare nuove prevedibili sconfitte. Vedere un film dall’esito scontato e triste non è cosa piacevole. Se Ernesto Carbone volesse premurarsi di portarmi a casa, magari su un vassoio d’argento, la mitica tessera del Pd, gli direi di non disturbarsi, il tempo è scaduto, che se la tenga stretta, con tanti auguri per la sua fulgida carriera. Per noi credenti la speranza di tempi migliori. Serenamente
Giovanni Frazzica