La mozione di sfiducia contro il primo cittadino messinese, Renato Accorinti, è arrivata a quota diciassette firme, superando dunque il quorum previsto di almeno sedici firmatari affinché possa essere discussa in sede di consiglio.

Il sindaco dunque rischia seriamente di porre fine alla sua esperienza di amministratore della Città dello Stretto ben prima rispetto alla scadenza naturale prevista per il suo mandato. Nell'attesa che la mozione venga discussa in aula – non prima di dieci giorni dal raggiungimento della soglia minima delle firme – numerose voci di diverso colore politico si sono fatte sentire per dire la propria. Tra le tante l'UdC messinese ha così commentato la vicenda: “Il raggiungimento della diciassettesima firma non ci induce certo a considerare che stia soffiando un forte vento di rinnovamento capace di determinare un rapido mutamento della scena politica. Tuttavia ciò ci fa prendere atto di un insieme di spifferi che da punti diversi dello scacchiere politico spingono con forza in un’unica direzione: vogliono porre fine a questa non felice esperienza amministrativa”.

E continua: “Noi riteniamo che la città di Messina, per essere risollevata dallo stato di declino in cui versa e che colpisce soprattutto i ceti più deboli, come i pensionati, i disoccupati ed i giovani, costretti a decine a migrare quotidianamente, abbia bisogno di un poderoso e straordinario progetto di sviluppo. Riteniamo pertanto che, al di là di questa fase legata alla mozione di sfiducia, che sarà comunque confusa e complessa, sia necessario preparare con serietà e impegno un percorso capace di guidare la Città fuori dal labirinto in cui l’ha fatta smarrire un’amministrazione che ha fatto del velleitarismo e degli slogan ad effetto i suoi soli punti di forza. L’Udc messinese sta lavorando su progetti e persone di qualità per costruire, senza clamori, insieme a tutte le forze compatibili, una nuova esperienza di governo capace di fare recuperare alla Città dello Stretto il tempo perduto e la ricolleghi al treno dello sviluppo del Paese”.

Paolo Fabrizio Mustica