E' rientrato in servizio, solo da qualche giorno, il funzionario dell'Azienda sanitaria provinciale Numero 5 di Messina, Paolo Famiano, dopo aver "scontato" una sospensione dal lavoro e, in parte, dallo stipendio. La "punizione" gli era stata inflitta dalla Commissione disciplina su sollecitazione della dirigenza dell'Asp.

Ma ricostruiamo le varie fasi del provvedimento. Cosa ha fatto il funzionario amministrativo, di quali colpe si è macchiato per meritare la sospensione? A leggere le carte si fa molta fatica a dare una spiegazione logica alla "punizione". Paradossalmente, infatti Famiano si è limitato ad adempiere al proprio dovere e cioè all'obbligo, per i dipendenti pubblici, di segnalare presunti illeciti o reati di cui viene a conoscenza durante il rapporto di lavoro. In particolare, già da diversi mesi, il dipendente aveva segnalato ai vertici dell'Asp ed anche all'Assessorato Regionale della Salute, alcuni provvedimenti adottati che, a suo giudizio, apparivano illegittimi. Recentemente la segnalazione era stata indirizzata anche alla Commissione Regionale Antimafia. Risultato? Nessuno! Anzi "bacchettato" per avere osato mettere in discussione gli atti della dirigenza. Una "colpa grave" che gli è costata il deferimento all'ufficio procedimenti disciplinari per calunnia e diffamazione. Certo che quanto segnalato da Famiano non appare roba di poco conto. Nelle sue lettere vengono infatti evidenziate irregolarità in materia di incarichi dirigenziali, assunzioni e, perfino, di appalti. Probabilmente sarebbe stata opportuna una verifica approfondita (e di cui non si ha alcuna notizia) perchè, se quanto segnalato, se le cose scritte da Famiano, dovessero rispondere a verità, sarebbe la Magistratura a doversene presto occupare.

Al momento invece l'unico che paga il conto è lo stesso dipendente che ha "la sola colpa di avere fatto il proprio dovere come previsto dal codice di comportamento dei dipendenti pubblici". Ma cosa viene denunciato nei numerosi esposti? Si parte con una segnalazione di cui si era già parlato anche sui giornali: il direttore amministrativo dell'ASP, la dottoressa Daniela Costantino non avrebbe i titoli per ricoprire l'incarico. Secondo la segnalazione, non sarebbe in possesso del principale requisito e cioè la direzione di una struttura complessa per almeno 5 anni. Né l'ASP, né l'Assessorato regionale della salute, né, tantomeno, il Ministero hanno, sino ad ora, dato assicurazioni sulla validità dell'incarico per cui i dubbi e le perplessità non vengono fugati. Si continua poi con l'ospedale di Taormina dove è stato incaricato come Direttore della "Gastroenterologia" un medico "non in possesso della specifica specializzazione" ma in "Chirurgia". Secondo le tabelle ministeriali le due discipline non solo non sono equipollenti ma appartengono anche a due aree diverse: gastroenterologia all'area medica e la chirurgia all'area chirurgica. Irregolare - secondo Famiano - sarebbe anche la nomina a direttore del dipartimento veterinario di un dirigente che non ha maturato l'anzianità di cinque anni nella direzione di struttura complessa come prevedono le norme regionali e lo stesso atto aziendale.

E poi, bandi di assunzione di dirigenti con l'indicazione di requisiti non previsti nella legge; commissioni di concorso irregolari; assunzione del responsabile dello Staff del Direttore Generale senza la prescritta autorizzazione assessoriale che, seppure richiesta e reiterata, non è stata mai concessa; copertura dei posti vacanti di primari, per sostituzione temporanea, ben oltre i 12 mesi previsti dai contratti nazionali di lavoro; indizione di concorsi nonostante il vigente blocco, a quanto pare unica azienda sanitaria in Sicilia. Non manca poi la segnalazione di presunte illegittimità in materia di appalti, a cominciare dalle ripetute proroghe. Alcuni di essi sono finiti nel mirino dell'ANAC che, da tempo, aveva ritenuto illegittime le proroghe operate dalle aziende sanitarie siciliane - e tra esse anche quella di Messina - trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica, ed inviato una segnalazione alle DIA di Palermo e Roma ipotizzando possibili collegamenti dei fatti accertati con l'inchiesta giudiziaria "Mafia Capitale". Sarebbe già abbastanza! Ma non finisce qui! Nelle segnalazioni del funzionario, si parla anche dell'appalto della fornitura dei pasti agli ospedali ed affidata al colosso della ristorazione "La Cascina Global Service", capogruppo dell'associazione temporanea di imprese. Viene segnalata la mancata applicazione della legge sulla "spending rewiew": invece di decurtare del 5 per cento l'importo del contratto, ha concesso lo sconto solamente dello 0,5 per cento, dieci volte in meno che, secondo calcoli approssimativi ha procurato all'ASP un mancato risparmio di alcune centinaia di migliaia di euro, sino alla scadenza dei contratti; importo che è, oltretutto, lievitato per la proroga dei contratti alla scadenza. Insomma una serie di quesiti e segnalazioni che non hanno trovato risposta nè dalla dirigenza dell'Azienda sanitaria provinciale e neanche dalla Regione. Non è di poco conto infine, la considerazione che la calunnia e la diffamazione sono reati penali e nonostante nella memoria difensiva, una volta venuto a conoscenza del procedimento nei suoi confronti, il funzionario avesse sollecitato la querela, per poter essere giudicato in Tribunale, non è stato "accontentato". Gli atti sono stati invece trasmessi alla Commissione composta da un medico, un amministrativo ed un infermiere che, in sintesi, ha sentenziato: le affermazioni del dipendente sono da considerare calunniose e diffamatorie. E per questo Famiano "merita" la sospensione dal servizio per 20 giorni. "Sentenza, per così dire, "passata in giudicato" e "Condanna già scontata". Tutto finito? Macchè!Troppo facile! Alla gente, agli utenti della Sanità, ai cittadini resta ora una serie di interrogativi a cui gli organi preposti hanno il dovere di dare una risposta.

E' stata verificata la fondatezza o meno delle segnalazioni di Paolo Famiano prima ancor di procedere nei suoi confronti con il provvedimento di sospensione? Perchè quanto denunciato non è stato segnalato alla Magistratura che, nel caso in cui il funzionario avesse scritto inesattezze o peggio avesse calunniato o commesso il reato di diffamazione, si potesse procedere nei suoi confronti per via giudiziaria? Ed infine. Chi ha paura della Giustizia? Quesiti a cui non è ancora stata data una risposta definitiva e chiarificatrice. Ed intanto i dubbi rimangono, anzi ...aumentano!

Nuccio Carrara