L’autore ha dialogato con Nadia Terranova, visitando insieme, con gli occhi della mente, l’Est Europa, seguendo le tracce di Primo Levi quando nel 1945 fu liberato dal campo di Auschwitz iniziando il suo viaggio di ritorno a Torino, attraversando l’Europa occupata da russi e americani. Vent’anni dopo raccontò questa esperienza in un libro, La tregua, diventato ben presto famoso.

Tra l’ottobre 2004 e l’estate 2015 Marco Belpoliti e il regista Davide Ferrario hanno ricreato secondo delle tappe il viaggio di Levi trasformandolo in un film chiamato poi “La strada di Levi”, hanno visitato i luoghi in cui l'ex-deportato è transitato, hanno incontrato persone, storie, altri scrittori, vicende di quel tempo e del nostro. Ne è scaturito un taccuino di viaggio, un racconto attraverso parole, fotografie e disegni. La prova è un racconto e un diario di viaggio, un brogliaccio di pensieri e di riflessioni, in cui Belpoliti mette a fuoco a poco a poco la personalità umana e letteraria di Primo Levi e insieme la realtà dell'Europa contemporanea, dei paesi dell'Est che sono entrati, o stanno per entrare, nell'Unione Europea.

Nadia Terranova tiene a sottolineare la distinzione tra vergogna e senso di colpa che Belpoliti nel testo fa “La vergogna emana un cattivo odore che ti si attacca addosso, anche i cani la sentono. Un pensiero che mi ricorda Levi e la sua attenzione agli odori. La vergogna è connessa con l’affinità di testimone poiché collegata alla vista, vedere ed essere visti. La colpa riguarda, invece, l’immagine interiorizzate dalla vittima, l’udito come organo di senso, la famosa voce della coscienza. La vergogna peggiore, quella che sembra essersi incollata a Primo, a partire da quel mattino del 27 gennaio ’45, è tuttavia quella di essere sopravvissuto, hai vergogna perché sei vivo al posto di un altro? Tutto il capitolo La Vergogna, uscito nel suo ultimo libro, oscilla tra due stati d’animo opposti, entrambi angosciosi, la vergogna di essere vivo al posto di un altro, che ti fa sentire una sorta di impostore, e il senso di colpa di aver causato, in modo alquanto misterioso, la morte dell’altro. –Sono vivo al posto suo, quindi l’ho ucciso io, seppure indirettamente.-“

Al termine della presentazione del libro, Marco Belpoliti e Nadia Terranova sono rimasti a godersi un aperitivo, in tipico stile Feltrinelli, insieme a quanto hanno desiderato continuare a parlare.

Serena Votano