Opinioni
Arroganza e potere. Di Pericle
La mancata selezione della classe dirigente ha permesso di impadronirsi del partito e di rottamare i valori fondanti. Emergono Orfini e Carbone
- 26/02/2017redazione
Lo strappo consumatosi nel PD è conseguenza di una lotta intestina tutta personale fra la cosiddetta classe dirigente. Il PD è nato da una fusione fredda e ha rappresentato solo un contenitore di percentuali elettorali senza anima. Cattolici e comunisti uniti per battere il nemico, non per costruire una nuova forza politica frutto di una catarsi postideologica.
Abbattuto con ogni mezzo Berlusconi e conquistato il potere, il PD si è caratterizzato solo per l'occupazione di tutti gli spazi clientelari e di comando. Grazie ad una legge elettorale antidemocratica diviene il partito di maggioranza relativa e dispone a piacimento del Paese. Non è legittimato dal voto, ma acquisisce tracotanza con il 40,8% delle europee. Dopo quel risultato si sono materializzati i veri ideali e i veri propositi della classe dirigente: occupazione totale e senza pudore del potere. Le due anime della fusione, il cattolicesimo sociale e il socialismo comunista, al di là dei buoni propositi hanno evidenziato tutta la loro inconciliabilità. L'era dell'Ulivo realizzata da Prodi è stata sostituita dalla arroganza senza limiti di Renzi. Nell'era del renzismo si affermano "statisti" del calibro di Luca Lotti, Ernesto Carbone e Matteo Orfini mentre "babbi" diventano economisti e imprenditori.
I miti del cattolicesimo sociale e del socialismo comunista (equità, sostegno dei più deboli, welfare, dignità, opportunità, lotta contro le ingiustizie etc) sono stati sostituiti dalla protervia e dall'arroganza del leader e dal servilismo dei coriferi osannanti. Tre anni di potere da basso impero caratterizzati da mancie elettorali sbandierate come risolutive della crisi, riforme epocali bocciate dal voto dei cittadini, accentuazione della precarietà e del disagio giovanile, abrogazione dell'art. 18, delegittimazione dei sindacati, aumento del debito pubblico e delle disuguaglianze sociali, prebende e posti di responsabilità per amici e servi sciocchi. Questi sono i risultati di tre anni d'impero renziano. Le slides e lo storytelling hanno cercato di nascondere la realtà in ogni modo senza riuscirci, la stampa ha oscurato i fallimenti, la TV pubblica è stata strumento vergognoso di propaganda e di disinformazione. Nonostante ciò i cittadini hanno scoperto il bluff e, chiamati a esprimersi, hanno bocciato sonoramente il PD divenuto PDR. Quanti hanno cercato di correggere o criticare questa deriva sono stati derisi e marginalizzati oppure offesi con epiteti ornitologici e/o appellati parrucconi.
Al contrario personagetti insignificanti hanno avuto incarichi istituzionali, visibilità politica e mediatica non meritata. La prova? Carbone e Orfini sono stati nominati componenti della commissione del congresso. I due statisti sono commissari a Messina e Roma del PD. Del valore ideale e di consenso del PD messinese e romano anche la stampa più compiacente ha espresso giudizi poco lusinghieri. Questi due pasdaran del renzismo possono mantenere il seggio e lo stipendio da parlamentare solo se capilista bloccati altrimenti non potrebbero rappresentare nemmeno il condominio dove alloggiano, da ciò deriva il compulsivo profluvio di dichiarazioni e tweet a difesa di Renzi.
La mancata selezione della classe dirigente ha permesso di impadronirsi di un partito, modificarne la storia e rottamarne i valori fondanti. Dopo tre anni di bugie qualcuno si è posto il problema. Qualcuno ha visto che il PD è divenuto sintesi di arroganza e potere.
Pericle