Il malumore ed il dissenso che gli operatori della scuola, studenti e famiglie hanno manifestato nei confronti della riforma del governo Renzi definita " BuonaScuola"sono giustificati e motivati. In questa riforma viene mortificato il ruolo dell'insegnante garante della preparazione scolastica degli studenti e nel contempo aumentano per le famiglie i costi per garantire ai figli una adeguata preparazione.

Eppure se la riforma viene attuata lo si deve solo ed esclusivamente alla abnegazione e alla professionalità del corpo docente scolastico come è documentato dalla attuazione di un punto cruciale della riforma della BuonaScuola: la cosiddetta ASL (alternanza scuola-lavoro), soprattutto quando questo percorso richiede una partnership estera. L'attuazione di questo programma necessita di una preparazione precisa sotto l'aspetto organizzativo, culturale e formativo. L'insegnante, nucleo centrale di questo percorso, si avvale di consulenze specifiche e di scuole estere certificate efficienti in grado di offrire risposte linguistiche e logistiche come vitto e alloggio.

La realizzazione di tutto ciò richiede da parte dell'insegnante non solo preparazione specifica ma anche notevoli doti organizzative e relazionali con enti formatori. A queste caratteristiche tecnico-professionali va aggiunta una dote non comune rappresentata dalla responsabilità di condurre ragazzi, in genere minorenni, lontano da casa e in Paesi stranieri. L'opportunità di crescita culturale e umana che questi programmi offrono è notevole. I ragazzi si confrontano sul campo con la lingua oggetto di studio, seguono lezioni con docenti di madrelingua, visitano aziende industriali e commerciali straniere per conoscerne storia e metodo industriale. Esperti di marketing illustrano potenzialità, opportunità e difficoltà che il mondo del lavoro presenta.

Tutto ciò, è bene precisarlo, senza nessun aggravio sulle spese della pubblica amministrazione in quanto a totale carico delle famiglie. Fare emergere questa verità permette di affermare che la " BuonaScuola" è realizzata solo dagli insegnanti e dalle famiglie. Sarebbe auspicabile anzi doveroso che lo Stato utilizzasse risorse per la formazione degli studenti senza gravare sui bilanci delle famiglie. La formazione deve essere garantita a tutti indipendentemente dal censo e dalle disponibilità economiche del singolo. Una recente indagine evidenzia come la scuola italiana sia la più inclusiva d'Europa. Lo studio OCSE su una ventina di Paesi dei cinque continenti promuove il nostro Paese, in altri termini il gap sociale fra gli alunni non incide nella preparazione, nonostante le risorse impiegate per la scuola siano inferiori rispetto a quelle impiegate negli altri Paesi. Tutto ciò grazie all'impegno degli insegnanti e ai sacrifici economici delle famiglie meno abbienti.