L'hotspot di Messina continua a far discutere di sé. Negativamente, chiaramente: “C’è da chiedersi - spiega l'esponente Radicale, Saro Visicaro, una delle tante voci che hanno bocciato il futuro centro di prima accoglienza per i migranti - come possa essere possibile e ragionevole realizzare, in tempi brevi, dentro una caserma una struttura sufficiente a contenere circa tremila persone. Minori non accompagnati, donne, uomini di età e provenienze diverse tra di loro. Struttura non certamente in grado di rispettare i livelli minimi di diritti della persona”.

“Si intende infatti realizzare, in termini numerici, - continua Visicaro - una città dentro la città. Per capirci la struttura ipotizzata è paragonabile, in termini numerici e per numero di abitanti, a un comune della grandezza di Letojanni, Falcone, S. Angelo di Brolo o S. Piero Patti. Insomma il centonovesimo comune della ex Provincia di Messina. Con la evidente differenza che, rispetto al numero delle persone ospitate, non corrisponderebbero un’adeguata superficie, spazi, servizi e strutture ricettive accettabili”.

E conclude: “Il nodo del problema, per l’attivazione del fattibile, richiede quindi da parte del sindaco, in quanto rappresentante e responsabile dell’intera comunità, un’azione immediata e risoluta nei confronti di tutte le istituzioni (locali, regionali e nazionali) per impedire che venga realizzata una struttura contro e fuori da ogni legalità e contro ogni logica che assicuri 'la vita del diritto e il diritto alla vita'”.