“Evitiamo di far accumulare carta, cartone e plastica nell’inceneritore da cui è divampato l’incendio di ieri, chiudendo tutte le nostre isole ecologiche per sei giornate piene: da domani fino al 25 festivo compreso”. Così, è stato decretato dalla società dei rifiuti Messinambiente e a comunicarlo è il Commissario liquidatore di Messinambiente Giovanni Calabrò, che abbiamo contattato questo pomeriggio.

Non possiamo permettere di fare recare gli utenti nelle postazioni verdi in un momento in cui si sta attuando la conta dei danni - prosegue il responsabile -. Non va bene incrementare la raccolta differenziata in un contenitore fuori uso. Stiamo cercando di mantenere il porta a porta, nonostante questa brutta evenienza. Dobbiamo valutare le conseguenze e se si dovrà eseguire un intervento di solo manutenzione come era anche previsto. E’ certo che l’Ato 3 è titolare di un impianto di selezione del secco che non viene fatto né utilizzare né dato in affidamento. Eppure basterebbe un’ordinanza del Sindaco Accorinti per adoperare questa struttura ed incentivare il conferimento della differenziata”. Una rivelazione da parte di Calabrò che individua in questo secondo impianto di selezione un’alternativa o anche un supporto migliorativo perché molto più grande (un paio di migliaia di metri maggiore) e a 100 metri da quello bruciato, collocato nello stesso sito. Si tratta di un immobile che appartiene sempre all’Ato 3 come tutte le isole ecologiche.

“La società paga per le isole più l’impianto di selezione un canone che si aggira sui 100mila euro l’anno - ribadisce il Commissario -. Io sono privo di mandare il personale da un’altra parte anche raggiungibile in pochi passi. Sarebbe sufficiente un affidamento diretto dell’impianto. Addirittura risulta già collaudato dalle società abilitate a farlo dal novembre 2015. Il Comune può agire come vuole per questioni di emergenza ambientale e per assicurare l’igiene pubblica”.

“Anche il governatore Crocetta aveva obbligato a fare utilizzare gli impianti utili per la differenziata - argomenta Calabrò -, Se poi verifichiamo che il nostro impianto è sottodimensionato, non si comprende come il secondo rimanga chiuso ad ammuffire. Si potrebbe anche assegnare a Messinambiente con un’ordinanza di locazione”. Al momento, il liquidatore escluderebbe che per il rogo di Pace sia stato perpetrato un dolo, a meno che non venga dimostrato il contrario dalle immagini di videosorveglianza.

“Non è periodo di autocombustione per le alte temperature, né si è trovata la causa per un corto circuito – riferisce -. Noi stessi abbiamo fornito gli elementi chiarificatori. Si riscontra un piazzale del sito libero”.