Dai balconi delle 52 palazzine esistenti nel cuore del rione Tremonti - V Quartiere, si vede un cantiere in cui dovrebbe sorgere un Parco urbano. Dopo oltre un anno dalla manifestazione di "Libera" organizzata a Messina, il portavoce del Comitato “Risaniamo Casa Nostra”, Silvestro Bonanno ha tenuto appesa al suo balcone, con la stessa visuale delle macerie, la bandiera dell’associazione antimafia, “come se fosse un urlo al vento”. Stare con "Casa nostra" ogni giorno per lui significa combattere per avere il diritto ad una buona qualità della vita, laddove i lavori si sono fermati, in via temporanea ma, ormai, da sei mesi.

“La lotta alla mafia può avere concretezza - confessa Bonanno -, ottenendo risposte immediate dalle Istituzioni. Il Comitato, nonostante tutto, sta andando avanti con il Laboratorio Ri.Creiamo per costruire un'Araba fenice, in ferro riciclato, per inserirla nel Parco in costruzione, come simbolo di rinascita”.

Ma che succede a questi interventi iniziati ad ottobre 2015 e sospesi due anni più tardi con un appalto di due milioni e 400mila euro? Lo sbaraccamento di otto palazzine precarie che venivano utilizzate per ricovero di tossicodipendenti o senzatetto doveva fare posto al primo Parco Urbano a Messina. Oggi scavando nelle motivazioni, veniamo a sapere che il Responsabile Unico del Procedimento, Salvatore Bartolotta, ha dovuto scrivere al liquidatore dell’impresa La Placa, l’avvocato Maltese, per avere un parere anche legale sulla questione, visto che il nodo da sciogliere è chi dovrà proseguire la realizzazione del progetto. La ditta Gap Consorzio stabile di Roma è fallita un anno fa ma l’Amministrazione comunale ne ha avuto contezza sei mesi fa, quando a fine ottobre ha dovuto mettere in stand by i lavori.

Oggi Bartolotta ci dichiara: "La faccenda è complicata ma, all’epoca, nessuno ci ha detto nulla”.

Lo scorso 28 aprile, si è svolto un tavolo tecnico alla presenza del Sindaco, degli assessori Pino e Ialacqua, dei dirigenti preposti quindi l’ingegnere Amato del Dipartimento Lavori Pubblici e Signorelli del Dipartimento Politiche della Casa. Quest’ultimo aveva chiesto inizialmente un parere all’Avvocatura comunale che aveva valutato di poter agire in riferimento alla legge 50/2016, in base al Codice degli appalti e ha, poi a sua volta, spedito l’istanza di parere all’Anac. Questa ha risposto alla curatela fallimentare che bisognava attenersi alla legge 163/2006. Si arriva dunque ai giorni attuali, subito dopo Pasqua, in cui il Comune continua a non pagare La Placa, mandataria dell’appalto, perché impossibilitata dai motivi giuridici connessi allo stato economico dell’impresa.

Si paventava - argomenta il portavoce Bonanno – di passare al secondo nome in lista nella graduatoria della gara ma prima occorre rescindere il contratto con La Placa”. Insomma, tutto resta immobile tra la scure delle delucidazioni legali. A sparire in tutto sono stati 13 edifici in quel rione, con la sinergia dell’assessorato al Risanamento, Lavori pubblici e Ambiente del Comune.

Adesso, il paesaggio “è una strada - descrive Bonanno - che per la terza volta da sei mesi aspetta che venga tamponata una perdita d'acqua e da trent'anni che venga asfaltata, un impianto d' illuminazione nuovo, atteso da trent'anni, che non funziona perché la burocrazia e la politica sono incapaci e impotenti di allacciarlo all'Enel, un Parco Urbano in costruzione, i cui lavori non accennano a riprendere mentre ci sono operai a spasso, un silenzio assordante alle preghiere d'intervento celeri e il mostro della burocrazia che sogghigna!”.