Silenzio da parte degli Enti, ovvero la Regione siciliana e Protezione Civile e tutte quelle persone solidali per il momento cruciale. Avremmo dovuto procedere con la sostituzione di un tratto della condotta Fiumefreddo, in località Calatabiano. Ma l’unico accenno della Protezione civile è stato che ci consegnerà la collina per poter intervenire sulla tubatura, forse, solo a luglio”. Il ritardo sulle fasi di messa in sicurezza adesso corrisponde a un anno e 8 mesi secondo i calcoli del presidente dell’Amam Leonardo Termini che ricorda, oggi, nella Commissione consiliare Lavori Pubblici: “Un tempo che a noi sembra infinito attendendo di poter ripristinare l’acquedotto che, in quella zona, si è spaccato interrompendo il flusso nei serbatoi e rubinetti di Messina, durante la prima e catastrofica emergenza idrica dell’ottobre 2015”.

Nonostante le criticità oggettive di un terreno franoso che incombe sulla condotta idrica, la Protezione Civile regionale ha motivato i rinvii dei lavori prestabiliti prima con problemi burocratici come quello del contratto, poi con quelli di natura tecnica quali le difficoltà nel consolidamento della collina. La rete dell’acquedotto possiede tanti e vari punti malandati, uno su tutti quello di Forza d’Agrò che ha già ottenuto il suo progetto esecutivo 1 milione e 400mila di euro inviato lo scorso novembre a Palermo.

“Abbiamo inviato due note di sollecito al Governo regionale - puntualizza Termini -. Su Forza d’Agrò dobbiamo operare una variazione del tracciato. Una decina di giorni fa, abbiamo scritto anche al Prefetto Ferrandino ma ancora non c’è stata alcuna risposta da parte di nessuno. L’Amam agirebbe anche subito su quest’area per il bene della Città dello Stretto che potrebbe patire un’altra emergenza idrica, restando un mese senz’acqua come nel 2015 e in altri periodi a metà del 2016. Il nostro intento è di risolvere un’emergenza in atto perché questa non è mai finita, soprattutto dopo gli interventi tampone che avevano una durata di quattro mesi. La tenuta di una condotta deve essere verificata costantemente. Noi ogni giorno ci rechiamo sul posto con i nostri tecnici. La verità è che anche nei finanziamenti abbiamo bisogno della Regione. In particolare, spetta a Palermo più della metà della somma necessaria per rafforzare il versante collinare. Noi dovremmo mettere 500mila euro su un milione e 400mila".

"Per Calatabiano, restiamo appesi alla Protezione civile - aggiunge- a cui noi dobbiamo avvicendarci come una staffetta nel cantiere. Noi dipendiamo da loro a tutti gli effetti, con tutte le loro lungaggini e non possiamo entrare in merito al loro progetto”.

L’operazione richiede di rimpiazzare circa 300 metri formati da quattro tubi che si sono bruciati durante un incendio.