Politica
Questo affidamento non s’ha da fare. Messinambiente colleziona sedute
Il numero legale non è stato raggiunto neanche questa mattina e la Messinambiente con il suo futuro incerto ritorna in una nuova seduta straordinaria ed urgente domattina. Grandi probabilità che domani si replichi la stessa scena
- 26/05/2017Marcella Ruggeri
“Un bravo sussurrò all’orecchio di Don Abbondio: Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai”. Ebbene questo succedeva nella storia delle nozze “più sfumate” della storia della letteratura ovvero tra Renzo e Lucia nei “Promessi Sposi”. Ma sembra che ci siano altri matrimoni che non si vogliono o non si devono stringere né ora né mai, matrimoni “metaforici” per esempio tra società ed Ente pubblico come quello della MessinaServizi a cui la Messinambiente non riesce a trasferire il guinzaglio. Oggi per l’ennesima volta, dopo la convocazione del Consiglio comunale per questa mattina con procedura d’urgenza a causa del mancato numero legale di lunedì pomeriggio, l’Aula si è dovuta riaggiornare a domani - sabato 27, alle ore 9, per una nuova seduta straordinaria ed urgente per proseguire l’attività deliberativa.
L’affidamento in house providing alla società per azioni in house a totale capitale pubblico “Messina servizi Bene Comune” spa è sempre il giro di boa per salvare lavoratori e mezzi dal fallimento della Messinambiente. All’ordine del giorno dei lavori dunque il futuro di 550 dipendenti e 280 mezzi come ci ha ribadito il Commissario Giovanni Calabrò fino a mercoledì, durante il caos della Commissione Ambiente. Il traghettamento da una società all’altra deve svolgersi entro fine giugno. Il provvedimento consiste nel cedere tutte le attività a questa nuova realtà dove Palazzo Zanca è socio pubblico locale unico nella gestione integrata dei rifiuti di cui al piano di intervento A.R.O. “Comune di Messina”.
Mercoledì pomeriggio, i capigruppo hanno voluto dei chiarimenti dall’avvocato Marcello Parrinello che era stato invitato anche oggi a relazionare in Aula tramite istanza del segretario Le Donne, come portavoce della Presidenza. Peccato che lo stesso legale che sta curando tutta la procedura del Piano Concordatario di Continuità, oggi, non sia presentato e peccato che i consiglieri non abbiano toccato il numero di 21 indispendabile per la deliberazione. Evidentemente, c’è una volontà politica di intralciare questo passaggio. Già durante la conferenza dei capigruppo di due giorni fa durata due ore e mezza, si è inquadrato l’interessamento più o meno vitale delle diverse fazioni, comprese di quelle che assenti.
In questa occasione, con gli assessori Ialacqua e Signorino presenti, oltre a Parrinello, lo stesso Sindaco Accorinti ha inviato una lettera (letta dalla presidente Barrile) dove si sottolineava l’urgenza di riaprire il Consiglio in settimana. A snobbare totalmente la riunione sono stati i Centristi per la Sicilia, i Dr, Forza Italia e Ncd. Una parte del Civico Consesso ha paura che questa operazione si possa configurare in una bancarotta fraudolenta deviando dei beni dalla Messinambiente che ha dei creditori. L’incaricato legale ha detto, l’altro ieri, che tutto questo non esiste perché il Comune ha chiesto al Tribunale fallimentare di avviare una procedura di Concordato Preventivo con cui lo stesso Tribunale dovrà coordinare i passi successivi, tutto ciò che il transito di mezzi e uomini grazie ad una legge del 2012. Secondo l’avvocato, nonostante i tempi siano strettissimi da qui al 30 giugno, le procedure da innescare sono fattibili con i sindacati e l’Ispettorato del Lavoro.
Da Santalco alla Russo due giorni fa, è stato fatto il punto che un’azienda pubblica non può comunque dirottare i beni che possiede in barba ai creditori e il servizio non può essere interrotto con una gestione delle risorse che deve sempre essere trasparente. Oggi, neanche è stato necessario fare interventi. Ora, se mettere tutto nelle mani del Tribunale fallimentare per trarne un vantaggio sulle prospettive future può risolvere la situazione, bisogna accelerare questo voto in Aula, anche se la delibera dovesse essere affondata.
Foto Rocco Papandrea