Preg.mo Direttore, sottopongo alla Sua attenzione la nota de qua, chiedendo - se ritenuta meritevole - una integrale pubblicazione. Colgo l'occasione per ringraziare anticipatamente per lo spazio che vorrà dedicare. Registro un inconsulto pressing sui consiglieri comunali di Messina. Denunzio il pericolo che la autodeterminazione dei componenti del civico consesso possa essere minata. Invoco l'intervento degli apicali delle forze politiche e sociali a presidio della loro serenità, della loro libertà, della loro responsabilità.

Sono chiamati a votare una delibera che, per l'importanza così come per la delicatezza, impone un discernimento scevro da condizionamenti. Non ho ruolo ne' per suggerire ne' meno che mai per dettare una linea. Intervengo per sensibilità avendo memoria di ciò che si sperimenta - non di sovente in totale solitudine - quando si riveste un ruolo pubblico tra decisioni sofferte e altre necessitate. Ovviamente, si parla di Messinambiente e di Messinaservizi bene comune. Non mi sono mai piaciute sedute semi-deserte e votazioni con quorum costitutivi e deliberativi risicati. Tuttavia, nella dialettica tra maggioranza e opposizione, tra imput degli organi di governo e segnali degli organi di indirizzo, non mi sorprende ne' il voto contrario, ne' l'astensione, ne' l'assenza. Di volta in volta possono essere funzionali all'esercizio di un diritto-dovere critico che non necessariamente si traduce in insipienza o strafottenza ostruzionistica. Per l'Amministrazione del Sindaco Accorinti il percorso dettato è una necessità? Occorre forza persuasiva per vincere sofferti dubbi - oltremodo legittimi - di sostenibilità economica, finanziaria, giuridica.

E' palpabile l'allarme sociale. E' comprensibile la preoccupazione di lavoratrici e lavoratori. I dubbi però non possono essere fugati da spallate e rappresaglie emotive. Mi pare di capire che vi sono tre questioni che si agitano e che l'agitazione (è un eufemismo) dei dipendenti non può aiutare a risolvere.La prima.

L'opzione della giunta Accorinti non era l'unica possibile. Tuttavia, una scelta sul modello di gestione è stata fatta e va rispettata. È vero che l’affidamento in house rappresenta una scelta discrezionale all’interno delle possibilità previste dall’ordinamento, ma altrettanto vero è che tale scelta deve essere adeguatamente motivata circa le ragioni di fatto e di convenienza che la giustificano rispetto alle altre opzioni (cfr. Cons. Stato sez. V n. 4599/2014). Recentemente, per esempio, e' stato affermato (cfr. Consiglio di Stato sez. III 26 maggio 2016 n. 2228). La seconda.

Accorinti e i suoi - che peraltro si presentano al Consiglio con il poco tecnico e contabile rassicurante uno e trino dott. Le Donne - sembrano volere sorvolare su una istanza letterale della norma in materia che non ritiene sufficiente lo svolazzare nelle pieghe di principio delle cornici normative ma che prescrive come contenuto (nel senso che devonsi contenere) relazioni peritali dettagliate e proiezioni asseverate da attendibilità anche alla luce degli strumenti pluriennali di bilancio adottati. Pertanto, il punto di domanda se l'adagiarsi sul piano A.R.U. sia bastevole non è da accogliere come fastidioso capriccio. Leggo e trascrivo da un passaggio della parte motiva di sentenza del T.A.R. Lombardia quanto segue: La terza. Questo riempirsi la bocca con la chimera della distinzione tra bad company e new company, nel pieno e nel mezzo di una querelle che per adulcorare l'incedere discorsivo si connota come concorsuale, non sembra tenere conto di controindicazioni datate e recenti nella costruzione giurisprudenziale e normativa.

Il consiglio comunale viene invitato ad essere consequenziale rispetto al voto precedente. Bene ... orbene in quella delibera veniva, d'altra parte, anche precisato che occorreva procedere con i contratti di servizio nel rispetto degli adempimenti di legge. Questi adempimenti di legge si stanno rispettando? In caso di affidamento in house si richiede o no che una relazione che comprenda un piano economico-finanziario che contenga anche la proiezione, per il periodo di durata dell'affidamento, dei costi e dei ricavi, degli investimenti e dei relativi finanziamenti, con la specificazione, nell'ipotesi di affidamento in house, dell'assetto economico- patrimoniale della società, del capitale proprio investito e dell'ammontare dell'indebitamento da aggiornare ogni triennio.

Il piano economico-finanziario deve essere asseverato o no da un istituto di credito o da società di servizi costituite dall'istituto di credito stesso e iscritte nell'albo degli intermediari finanziari? E' stato fatto? E' necessario? Il sofferto dubbio dei consiglieri comunali, dubbio che gli stessi revisori dei conti sono chiamati a dipanare con posizione intellegibile dentro e fuori Palazzo Zanca, al momento si sta esprimendo tra dichiarazioni di voto contrario e assenze. Non li si può spremere. Li si deve convincere. Non li può convincere ne' il Segretario Generale, ne' un sindacato, ne' un caos in Aula, ne' una campagna mediatica. Occorre a questo punto innalzare il livello del coinvolgimento istituzionale perché attiene - senza tergiversare - all'alveo dell'ordine pubblico. Questa nota è firmata da chi, tra quellicheceranoprima che ha scritto la transazione e definito l'itinerario per spingere fuori dalla società Messinaambinete il chiaccherato (più o meno giustificatamente) precedente socio privato. Mai, tuttavia, avrei pensato di restare a lungo senza partner - da selezionare con procedura ad evidenza pubblica - solido e esperto, saldo di esperienza e capace di manageriale lettura innovativa. Questa, tuttavia, è una altra storia. Una storia sepolta. Emilio Fragale